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Referendum: l’ingiustizia del quorum

Nei referendum abrogrativi, tutti coloro che vogliono abrogare una legge devono andare a votare. Invece, coloro che non vogliono abrogarla possono decidere di non andare a votare per impedire all’elettorato di raggiungere il quorum e così annullare il referendum.

Con questa tattica, di fatto, distruggono una delle caratteristiche fondamentali della democrazia: il segreto del voto. Perché di fatto, chi va a votare dichiara di andare a votare sì. Chi non va a votare è sostanzialmente identificabile come contrario al quesito referendario. In questo modo, il voto si vede: è palese. E il segreto del voto è abrogato.

La soluzione è chiara: eliminare la norma che annulla il referendum se non si raggiunge il quorum e casomai aumentare il numero delle firme necessarie a indire un referendum.

Sarà un percorso lungo.

Ma intanto si può fare un’altra cosa: contestare chi fa propaganda a favore dell’astensione. Chi sostiene il “no” e invita gli elettori a non andare a votare, di fatto, impedisce agli elettori di votare in segreto.

Questa settimana, in vista dei referendum di domenica 12 e lunedì 13 giugno, si paleseranno i comportamenti dei politici democratici e quelli dei politici non democratici. I primi inviteranno ad andare a votare, “sì” o “no”, ma a votare. I non democratici inviteranno a non andare a votare.

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  • Alla faccia del non delegittimare l’avversario…. Sono d’accordo sul modificare le regole. Oltre ad innalzare di molto il numero di firme, restringerei anche il campo di referendabilità: toglerei tutte le leggi infrastrutturali, esattamente come è oggi per le problematiche fiscali.

  • Credo che la ratio dietro al quorum del referendum abrogativo (e non a quello del referendum consultivo) e’ che si tratta di abrogare una legge emanata da un parlamento che (si presuppone…) essere gia’ espressione del voto degli elettori.
    Il Parlamento che ha promosso le leggi di cui stiamo parlando e’ stato scelto tramite elezioni.
    L’annullamento/abrogazione di una legge tramite un’ulteriore espressione popolare con lo strumento del referendum deve/dovrebbe essere segno di una volonta’ molto forte (ovvero, il superamento del quorum) dell’elettorato che, in teoria, e’ quello che qualche mese prima ha eletto la maggioranza che quella legge ha fatto (il fatto che possa essere stata fatta in un’altra legislatura, e’ ininfluente).
    Questo il mio punto di vista, indipendentemente dalla questione degli attuali referendum e dal loro tema.
    ciao

  • Con una classe dirigente che già in passato c’invitava ad andare al mare piuttosto che al voto la vedo molto male.
    Diciamolo, l’astensionismo è un mal costume. Se la nostra decisione pende verso il NO dobbiamo dirlo far valere la nostra opinione non portare avanti il “voto contabile”.

  • Sono estremamente d’accordo con te. Per un gioco di sincronie, oggi ho posto la questione anche io. La tua argomentazione introduce un nuovo interessantissimo elemento. Grazie.
    p.s. per Orangeek: il tuo argomento non regge, nel senso che la ratio può anche essere quella che lo stesso popolo che ha dato mandato (senza quorum) a una rappresentanza parlamentare, può decidere in qualsiasi momento che quella rappresentanza non è conforme o che su determinate posizioni intervenute successivamente non è d’accordo, e così abrogare. In fin dei conti è sempre il popolo a decidere, quello stesso popolo che ha votato alle politiche e che può decidere quando vuole di tornare alle urne al referendum: se il consenso cambia, la politica deve prenderne atto.

  • @Messora. E’ la sua controdeduzione che non regge. Se valesse il suo principio, allora tutte le materie dovrebbero essere referendabili, e invece non lo sono (il Sacro Testo così dice…). Quindi ?

  • Claudio, mi devo essere spiegato male.
    Non sto parlando del fatto che non debba esserci l’istituto del referendum abrogativo, mi stavo riferendo piuttosto alla necessita’ di una maggioranza forte (e conseguentemente il quorum).
    Quello che scrivi e’ corretto: gli elettori possono cambiare opinione in qualsiasi momento, o non essere daccordo con quanto legiferato dai rappresentanti da loro eletti, ma cio’ non toglie, secondo me, che sia necessario un segnale “forte” per annullare quanto legiferato da un Parlamento democraticamente eletto.
    La Costituzione, di fatto, manifesta una preferenza netta per la legiferazione ad opera della rappresentanza parlamentare.
    Marco: non sono sicuro a cosa ti riferisci. Spero di essermi spiegato meglio.

  • Uno dei fondamenti della democrazia è il fatto che le leggi prima vanno cambiate e poi applicate.
    La costituzione mi offre la possibilità ai referendum del non voto come espressione di volontà specifica, delegittimare chi non vota o chi invita a non votare è un atteggiamento poco democratico perché va contro la nostra carta fondamentale.
    roberto

  • Senza polemica, ma credo che per discutere di questioni giuridiche si dovrebbe avere un minimo di cognizioni giuridiche, altrimenti si creano disastri.
    Sono contrario alla proposta. Innanzitutto si parte da una premessa sbagliata, e cioè che chi non vota si esprime per il NO, cosa assolutamente falsa, semplicemente non esprime alcuna opinione, che è permesso in democrazia, lasciando decidere agli altri. Vederci un NO mi sembra una forzatura.
    Secondo, eliminare il quoroum portebbe ad un problema molto più rilevante, cioè alla possibile utilizzazione del referendum per derive plebiscitarie. Pensiamo a quanto B. aveva una maggioranza assoluta e una forte legittimazione popolare, e nonostante ciò alcune leggi poco democratiche sono state bloccate. Senza il quorum sarebbe stato facilissimo per lui indire un referendum per legittimare comunque quelle leggi. Non dimentichiamoci che siamo un un paese dove una certa parte del voto è controllata dai politici tramite clientelismo, o addirittura dalla delinquenza organizzata.
    Per fortuna i padri costituenti la sapevano lunga!

  • per una volta non sono d’accordo con luca de biase. il quorum ci vuole per rispettare il lavoro del parlamento. va abbassato ma ci vuole. e non andare a votare è una terza opzione legittima e perfettamente democratica oltre al sì e al no, e non ha lo stesso significato. chi si astiene dice no all’iniziativa referendaria, dice che non era proprio il caso di fare un referendum fatto in un certo modo su una legge che non è detto che gli vada bene così come è. in teoria potrebbe anche avere qualche ragione per votare sì. la segretezza del voto non c’entra nulla.
    comunque vorrei chiarire: questa volta andrò a votare, non ho ragioni per non andare. ma difenderei comunque il quorum e il diritto di astensione, è una questione di principio.

  • Buongiorno
    Seguo da italiano emigrato da molti anni e con molto interesse le faccende del paese Italia.
    Scrivo dalla Svizzera paese referendario per eccellenza dove non esiste il quorum all’italiana. Si vota e quello che ha più voti vince anche se la percentuale degli aventi diritto di voto è minima. La lotta che si fa per il quorum penso con evidente fastidio è una stupidaggine fra le tante. Un paese svogliato e attirato dalle passeggiate al mare o in montagna non va a votare. Di più, dopo il ventennio di berlusconismo che ha quasi addormentato il popolo di votanti la speranza di arrivare al quorum e difficile da raggiungere. Spostare 25 milioni e passa di persone è cosa improbabile.
    La mia personale questione è: non si potrebbe fare un referendum per l’abrogazione di questo quorum?
    Tanti oggetti anche importanti sono stati annullati per mancanza di quorum.
    Se l’abrogazione è difficile propongo una penalità pecuniaria per chi non va a votare. Questa possibilità esiste incerti cantoni svizzeri.

  • So che questo non è proprio il soggetto , però ho un sito web utilizzando il programma identico come bene e io sono sempre problemi con i miei commenti visualizzazione . c’è un ambiente mi manca ? è possibile è possibile si darmi una mano ? thanx .

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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