Dando un’occhiata al bel sito di 21 minuti, si incrocia la frase di Andeisha Farid: “sentire il mondo come la propria patria”.
E si pensa a tutte le nuove patrie che il localismo esagerato sta generando dallo spezzettamento di vecchi imperi, di vecchi stati nazionali, di vecchie aggregazioni politiche artificiali. Ma che lascia spazio a nuovi rancori. Come se l’identità non potesse essere che differenza rispetto all’altro.
L’identità è continuità dell’essere se stessi, dice lo psicanalista junghiano Luigi Zaja.
Il cosmopolitismo è sentirsi a casa dovunque, senza perdere la propria identità.
Se non l’avete già fatto, consiglierei a questo proposito l’ultimo libro di Carmine Abate “Vivere per addizione”…l’autore, arberesche di Calabria, emigrato prima in Germania poi in Trentino, racconta e si racconta…