Il comma 29 per come è scritto sembra dire che qualunque sito è soggetto all’obbligo di rettifica e rischia una multa molto salata se non ottempera in 48 ore. (Fatto)
Io dico che i blog sono fatti apposta per rendere facilissime le rettifiche. Chi le vuole le mette nei commenti. Se non lo fa subito da solo vuol dire che non ha interesse a un’immediata rettifica della notizia. Se non ha quell’interesse e non lo dimostra, non può pretendere che ce l’abbia il blogger. (Che ne dici Guido?)
In ogni caso, queste norme (o minacce di norme) non devono mettere paura alla gente che usa la rete onestamente. Se lo scopo di quelle norme (o minacce di norme) è quello non devono realizzarlo.
(Che ne pensate joiyce, stopthecensure, ilmiopaesealtrove, ilviagradellamente?)
Luca,
sotto il profilo della “semplicità” con la quale dobbiamo preparaci ad aggirare l’ostacolo normativo siano perfettamente allineati.
Ho già scritto questo in un pezzo su Punto di qualche tempo fa: “All’indomani dell’entrata in vigore della nuova legge, infatti, sarà sufficiente pubblicare – e non sarà difficile elaborare uno script che vi provveda in automatico – in calce ad ogni post un link che inviti, chiunque abbia interesse alla rettifica, a comporre autonomamente un commento di un numero di caratteri corrispondente all’informazione da rettificare e pubblicarlo, sempre autonomamente, sul blog stesso, giusto di seguito, rispetto al post incriminato. Fatta la legge, trovato l’inganno, potrebbe dire qualcuno ma, in realtà, si tratta più semplicemente di volgere, a favore dei più, quelle peculiarità dell’informazione in Rete che sono, forse, sfuggite ai frequentatori del Palazzo. Ad una legge semplicemente stupida non può che reagirsi con una soluzione altrettanto stupida, ovvero, automatizzando un processo che già oggi – senza bisogno di alcuna legge – è alla portata di tutti.”.
Sfortunatamente però la legge – quella sulla stampa – esige che la rettifica sia pubblicata con evidenza pari a quella dell’articolo da rettificare…ed un commento ha, in genere, minor evidenza.
Credo, quindi, ci sarà da lavorare un po’ sulle piattaforme e, soprattutto, sulla giurisprudenza per convincere i Giudici che in Rete è l’intero sistema della rettifica a suonare obsoleto e anacronistico.
Se, tuttavia, in questi giorni, nel mio piccolissimo, mi sto battendo contro questa norma, non è perché la tema – la vicenda wikileaks vs. USA dimostra quanto ogni singolo Paese sia debole dinanzi alle nuove tecnologie dell’informazione – quanto piuttosto perché è una classica “norma-minaccia” che esaurisce la sa funzione nell’intimorire chi – un po’ meno addentro alle cose della Rete e del diritto – domani volesse iniziare ad usare internet per far sentire la sua voce.
Le “norme-minaccia” sono, generalmente, più pericolose di quelle ben scritte ed applicabili perché, a differenza delle prime, non esistono vaccini giuridici giacché agiscono a livello psicologico.
Son però convinto, con te, che gli onesti non debbano temere né questa né altre simili leggi e che Rete&cultura dell’informazione, alla fine, spazzeranno via i dinosauri che stanno disperatamente – ed in modo miope – provando a trasformare il nuovo nel vecchio (la tv) anziché adeguare il vecchio al nuovo…
Grazie Guido!
In realtà non sono molto convinto che le persone che usano onestamente la rete non abbiano nulla di cui preoccuparsi.
L’idea del widget che autopubblica il commento-rettifica sembra molto interessante, ma ciò presuppone che chi chieda la rettifica sia “onesto”, e non abbia altra intenzione che rettificare una notizia non corretta.
In verità sussiste la possibilità, nemmeno troppo astratta, che il richiedente la rettifica non abbia altro scopo che danneggiare il blogger perchè, ad esempio, è da troppo tempo che pubblica notizie pur vere e documentate, ma sicuramente dannose per la “reputazione” del richiedente la rettifica (un politico che ci tiene ad apparire “immacolato”, ad esempio). E se questa persona invece di sfruttare il widget si limitasse a mandare una mail al blogger (o addirittura una lettera cartacea?!?!), casomai proprio con la speranza che il blogger per qualche motivo non faccia in tempo a leggere la mail oppure a pubblicare la rettifica?
La norma si presta a troppe strumentalizzazioni perchè non ci sia, prima o poi, qualcuno che la userà in maniera strumentale.
Il punto è che la rettifica ha un senso in quanto contrappeso delle prerogative della stampa, che con questa norma, ovviamente, non vengono estese ai blog, così realizzando una disparità di trattamento incomprensibile. I blog avranno gli oneri, ma non i vantaggi della stampa. E a lungo andare un blogger potrebbe vedersi costretto a trovare riparo sotto l’ombrello di un editore. Forse è questo a cui si mira!
Il problema è che questa norma è un deterrente all’uso della Rete. Questa è la sua funzione: scoraggiare le persone normali (cioè senza particolari conoscenze informatiche o legali) a scrivere su Internet.
Ha ragione Guido: in questo modo i blog saranno costretti a dare visibilità ai commenti come ai post. E ci sono molti blog che non consentono i commenti o sono moderati, per cui okkio.
Non vedo invece problema per quanto riguarda la modalità di notifica della rettifica. Se è inviata via posta cartacea, vale la norma generale che fa fede la data di ricezione (quindi, corriere espresso o raccomandate A.R.). Se è via mail, 48 ore mi sembrano un tempo sufficiente a rendersi conto di avere ricevuto una mail e ad attivarsi se è il caso. Cosi’ molti blogger impareranno a leggere la caselle mail di cui danno conto sulle loro pagine ma che regolarmente ignorano (non si contano i casi di “mail over quota”).
Mi sembra che in tutte queste lamentele ci sia un po’ di contraddizione: da una parte si glorifica e ci si bea del potere (si, potere) che il pubblico attivo ha nell’economia della comunicazione, più della stampa tradizionale, dall’altra ci si stupisce se il Palazzo alla fine di crede e lo tratta come la stampa tradizionale. Crescere no eh ?
@Marco: 48 ore partono dall’invio della richiesta di rettifica. Vuol dire che un blogger non potrà assentarsi per più di 48 ore dal suo blog, non potrà ammalarsi per più do 48 ore, né potrà avere il computer rotto o la connessione ad internet guasta per più di 48 ore. Altrimenti ha una multa di 12.500 euro.
Per quanto riguarda l’accostamento alla stampa tradizionale direi che è del tutto fuori luogo.
La rettifica nasce come contraltare alle prerogative della stampa (incensurabilità), ma le prerogative, stranamente, non vengono estese alla rete, con il comma 29 si estedono solo gli oneri (la rettifica) e non altro. Quindi, la stampa tradizionale sarà più libera della rete.
Una battuta tra il serio e il faceto: dal momento che il comma 29 parla impropriamente di “siti informatici” – e che tale definizione sarebbe più appropriata per definire una server farm – potremmo dire che il responsabile di un sito internet (non relativo ad un giornale o ad un periodico, realtà esplicitamente contemplate dal comma in oggetto) effettivamente non ha alcun motivo di preoccuparsi.
Al di là della (forse) cavillosa interpretazione tecnica, l’uso realmente improprio del termine “siti informatici” la dice comunque lunga sulla scarsa competenza in materia del legislatore…
In ogni caso condivido il principio: chi utilizza la Rete e vi scrive con onestà e buon senso non ha da temere questi presunti tentativi di repressione. La diffusione dei principi di cultura digitale presso le istituzioni è lenta, ma nel tempo renderà queste “minacce” sempre più inefficaci.
Se partono dall’invio della richiesta (è specificato come deve essere inviata: mail certificata ?) è la classica norma scritta per non essere applicata. Oltretutto è incostituzionale, perchè le parti non sono sullo stesso piano di fronte alla legge.
Perchè la rete non sarà incensurabile ?