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De multitasking: tra velocità e focalizzazione

Gerald Ford, ex presidente americano, è scivolato due volte dalla scaletta dell’Air Force One. E per questo si diceva che il presidente non era in grado di fare due cose allo stesso tempo: masticare la gomma americana e scendere dall’aereo. 

Un bel pezzo di David Glenn segnala la relazione sostanziale che esiste tra multitasking e distrazione. E afferma che i forti multitasker, che si muovono velocemente da un’attività all’altra (ritenendo di farne molte nello stesso tempo), si sentono molto sicuri di sé, il che costituisce un rischio ulteriore di distrazione.

Si scopre che il cervello fa effettivamente solo una cosa alla volta, anche se può passare velocemente da un’attività all’altra. Quello che fa la differenza tra un cervello che funziona bene e un altro, non è però la velocità, ma la capacità di concentrazione. I migliori piloti di formula uno non sono quelli che pensano velocemente, ma quelli che si focalizzano di più.
L’allenamento alla concentrazione è più importante dell’allenamento alla velocità.
Se però si fa multitasking, il che è sempre più necessario, la focalizzazione necessaria su ogni singola operazione va accompagnata da una qualità ancora più importante: la visione panoramica, la capacità di sintesi a partire da una forte analisi. Non è sbagliato, nell’era della tecnica e della velocità, tifare ancora per la filosofia e per la storia, grandi discipline della “vision”. L’innovazione è fondamentalmente basata sul senso della grande prospettiva.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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