Ian Shapira del Washington Post lamenta che Gawker ha copiato di sana pianta un bel po’ di un suo articolo. Lo fa con consapevolezza e apertura mentale. Ma lo fa.
Un tempo questo argomento si sarebbe perso nella discussione tutta statistica tra coloro che si preoccupavano dei clic persi dal WashPost per il fatto che il contenuto era altrove e coloro che si entusiasmavano per i clic guadagnati dal WashPost per il fatto che il suo articolo era stato linkato da un importante blog.
Ora che la pubblicità non è più “infinitamente crescente” il dibattito si sposta su quanto Gawker dovrebbe pagare per ripubblicare il lavoro del reporter del WashPost. Ap ha una proposta. Non so se funzionerà o se farà fatturato. Ma di sicuro renderà più esplicito il tema del copyright nei giornali. E questo potrebbe diventare un incubo di uffici legali o un cambiamento nelle pratiche quotidiane dei produttori di contenuti online. Del resto, se c’è meno pubblicità e troppa roba da leggere per tutti, questo momento di ripensamento ha un suo senso. Il giornalismo nell’era della riproducibilità tecnica non è arte, ma artigianato: come sempre.
Ho paura che non funzioni, soprattutto perché a me pare che stia accadendo spesso il contrario: ottima roba sui blog copiata dai giornalisti della carta stampata…ahimè.