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Rai e media digitali

All’Isimm per parlare di Rai. Una premessa e tre idee.

Premessa. La nascita e la rapida crescita del medium sociale fatto dalle persone che si esprimono e si connettono in rete è una realtà con i suoi pregi e i suoi difetti che però ha cambiato i connotati del sistema mediatico in modo profondo e duraturo.

La Rai, che non è la Bbc, può fare di più ma non dovrebbe fare di tutto. Perché è un servizio pubblico. Quindi può scegliere di giocare un ruolo unico. Contribuendo all’economia della conoscenza in modo originale e importante. Può farlo senza perdere efficienza economica e anzi guadagnandone.

Tre idee per pensare alla rete in modo costruttivo e pubblico (in parte lo sta facendo ma dovrebbe diventare una strategia dichiarata e tale da definire l’azienda):
1. Lavorare ovunque e in ogni caso per gli standard nelle trasmissioni, nei decoder, negli encoding, ecc ecc. Evitare di concedere esclusive a particolari piattaforme. Chiedere che nessuna piattaforma escluda programmaticamente la Rai
2. Aiutare i giovani artisti e le opere emergenti con produzioni sperimentali da distribuire in rete in vario modo (anche pensando a innovare nella pubblicità online)
3. Distribuire una gran parte dei contenuti della Rai in creative commons con licenze adatte al riutilizzo per scuole e privati creativi.

Perché la Rai può fare del servizio pubblico un sostegno all’innovazione, alla sperimentazione, alla standardizzazione e al pubblico dominio: il che a sua volta è una ricchezza nell’economia della conoscenza.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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