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Utopie Realiste alla Biennale Tecnologia 2024

È cominciata ieri notte la Biennale Tecnologia 2024 con una performance di Club Silencio. Migliaia di ragazzi sono arrivati al Politecnico di Torino creando un’atmosfera vivacemente pacata all’insegna della challenge per eccellenza: corridoio blu o corridoio rosso? Utopia e paradiso? Realismo e inferno?

L’edizione 2024 della rassegna dedicata al rapporto tra tecnologia e società si ispira a queste due parole: Utopie Realiste. Oscar Wilde non scherzava sempre, ma mai rinunciava all’anticonformismo: «Il progresso è la realizzazione di Utopie». E ci vuole un pizzico di attitudine sbarazzina per sostenere che le utopie possono entrare nel realismo e viceversa. Per spostarsi dalla gabbia di un presente che sembra senza vie d’uscita.

Si può fare meglio?

Quattro parole che racchiudono un programma di vita. Alludono a un modo di pensare che libera le energie di chi progetta, che sostiene la forza di chi spera, che apre sempre nuove possibilità per chi innova. È un’affermazione ambiziosa e irrinunciabile.

Il realismo insegna che esistono tendenze fondamentali dell’economia, della tecnologia, della politica nelle quali si può riconoscere il senso del possibile. E per fare meglio occorre prima di tutto adattarsi al possibile per scegliere tra le opzioni diverse che offerte dalla realtà. Un progresso predefinito, imbevuto di ineluttabilità, è per molti versi il contesto nel quale emergono le innovazioni alle quali ha senso dedicare la vita.

L’utopia invece svaluta il reale e moltiplica l’immaginario, sottolineando ciò che non avviene in nessun luogo e che se avvenisse renderebbe quel luogo migliore.

L’utopia aiuta a esplorare nell’immaginazione quelle possibilità che la realtà nega. Ma lasciata a sé stessa l’utopia sconfina con l’astrazione del pensiero unico.

Solo quando il pensiero utopico si confronta con la sua progettazione e genera innovazioni che svelano dimensioni nuove dell’esistenza allora i limiti del possibile si spostano. Solo quando il design si confronta con la libertà di pensiero dell’utopia l’esperienza della progettazione si sviluppa in dimensioni inedite della realtà.

Le utopie realiste sono il nuovo nome del progresso. Vivono nelle prospettive aperte dei futuri che si possono esplorare e costruire. Scaturiscono dalle domande giuste, non dalle risposte preconfezionate.

Alla Biennale Tecnologia, ho aiutato Juan Carlos De Martin a curare quattro edizioni. È stata un’esperienza ricchissima. Ho incontrato una squadra di persone sensibili e competenti. Angela La Rotella ha saputo situare la manifestazione nella città e in Italia creando i ponti indispensabili per trasformare un’offerta culturale in un’esperienza per decine di migliaia di persone. Per il programma ho visto al lavoro Mattia Plazio, Agnieszka Furman, Elena Foglia Franke, Arianna Armao, Elisa Tinozzi, l’agenzia Babel, Gattinoni: hanno dedicato la loro visione e la loro pazienza a realizzare tutto, nella consueta complessità di una manifestazione con centinaia di ospiti, attenti a ciascuno per il bene di tutti.

È stato un piacere lavorare con Juan Carlos per il pubblico della Biennale. Oggi cominciamo con gli incontri. Io sarò con Martina Ardizzi, Mauro Giacca, Roberto Siagri, Telmo Pievani, Enrico Giovannini e Fabio Scaltritti. Ma vorrei andare ad ascoltare tutti gli altri.

Buona Biennale!

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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