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Ma se sono 50 anni che è colpa della politica che cosa c’è di nuovo?

Per la serie cose che non capisco..

Anche oggi, al convegno Unioncamere di Venezia, l’esordio del presidente Fernando Zilio è stato concentrato sulle colpe della politica italiana. Gli argomenti erano tanto condivisi quanto ripetuti. Troppe tasse, troppa lentezza della giustizia civile, troppa lontananza dalle esigenze degli imprenditori. Argomenti certamente sentiti dagli imprenditori e ai quali si sarebbe potuta aggiungere la corruzione, tema da citare specialmente a Venezia. Ma argomenti che non bastano a capire che cosa c’è di specifico nella congiuntura attuale.

Anche perché non si ricorda un tempo in cui gli italiani non si sono lamentati della politica. Che cosa c’è di nuovo? Che cosa spiega lo speciale rancore attuale?

Rispetto al passato sono spariti i fondi pubblici che la politica metteva a disposizione dell’economia quando 30 anni fa accumulava il mega debito pubblico italiano. Si sono aggiunte le sistematiche ondate di processi per corrruzione. È sparita la possibilità di abbassare i prezzi dei prodotti italiani attraverso la svalutazione competitiva che la lira consentiva. È sparita anche quella parziale sovranità nella politica economica, sciolta nei patti europei. E soprattutto si sono aggiunte forze politiche capaci di alimentare le aspettative a livelli stellari mentre i loro risutati sono restati a terra. Forze poltiche che hanno promesso riforme radicali liberali e hanno realizzato cambiamenti meno che epocali. Forze che hanno promesso la difesa del Nord sfruttato da Roma e hanno essenzialmente prodotto una sorta di sindacalizzazione delle relazioni tra il centro e la periferia. Forze che si sono presentate come garanti della giustizia e non l’hanno neppure mai saputa definire e raccontare. Intanto il futuro è diventato un punto interrogativo e la scarsità di visione e concretezza, preparazione e rettitudine, è diventata imperdonabile. Il rancore è diventato così risorsa politica. E l’alternanza dei risultati elettorali – che hanno per 25 anni penalizzato chi aveva vinto la volta prima – è diventata una sorta di regola. Prima che gli elettori cominciassero a disertare in massa le urne dimostrando così che ormai credono che la politica non sia rilevante per le loro vite. A parziale conferma che, alla fine, hanno deciso persino che la polica non merita tutta l’attenzione che le riservano i suoi critici e i suoi protagonisti, insieme ai media che la sopravvalutano.

Le colpe della politica sono tutte lì da vedere. Ma limitarsi a descriverle all’infinito non basta proprio più. E anzi finisce col dinsincentivare l’afflusso di bravi potenziali amministratori che potrebbero anche interessarsi alla politica e rinnovarla (se ne parlava nel post “butta la casta“).

In ogni caso, anche la migliore politica non basterebbe a rinnovare l’economia italiana. Per quella ci vogliono gli imprenditori e i manager che non si fermano a dar la colpa ai politici e innovano le loro aziende per aumentare il valore aggiunto, la qualità, la sostenibilità, l’internazionalità delle loro attività e la digitalizzazione della loro cultura. Imho.

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  • Con questa politica e questa burocrazia agli imprenditori, italiani e stranieri, scappa la voglia di investire i propri denari e i propri sogni in questo Paese…

  • […] Luca De Biase, “Ma se sono 50 anni che è colpa della politica che cosa c’è di nuovo?&#8221…: Il rancore è diventato così risorsa politica. E l’alternanza dei risultati elettorali – che hanno per 25 anni penalizzato chi aveva vinto la volta prima – è diventata una sorta di regola. Prima che gli elettori cominciassero a disertare in massa le urne dimostrando così che ormai credono che la politica non sia rilevante per le loro vite. A parziale conferma che, alla fine, hanno deciso persino che la polica non merita tutta l’attenzione che le riservano i suoi critici e i suoi protagonisti, insieme ai media che la sopravvalutano. […]

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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