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Diritti in internet e pensieri, verso la nuova bozza di Dichiarazione

Si è conclusa la fase di consultazione pubblica e le audizioni per arrivare a una nuova bozza di Dichiarazione dei diritti in internet (Camera). Ora la Commissione dovrà lavorare per integrare i suggerimenti. Poi si deciderà che cosa fare.

In questo percorso ho imparato che è molto difficile arrivare a qualcosa di veramente condiviso. Ed è già straordinario il percorso compiuto fin qui. Giustamente Arturo Di Corinto sottolinea che un compito di questo genere vale l’impegno che richiede. Il problema è quasi inestricabile se si tenta di risolvere ogni nodo: armonizzare gli interessi contrastanti, definire i diritti, tener conto delle condizioni politiche, guardare lontano e non ingabbiarsi in questioni di piccolo cabotaggio e persino superare in chiave costruttiva l’impeto polemico spesso alimentato da chi è contro per definizione a qualunque cosa non sia pensata sotto il suo cappello. L’unica strada è alzare il livello del dibattito e contribuire all’approfondimento della consapevolezza diffusa intorno alle questioni affrontate dalla Dichiarazione. Nella speranza di contribuire alla cultura dell’innovazione anche negli ambienti che elaborano le nuove regole per l’ecosistema dell’internet.

L’Italia sta compiendo un suo percorso in materia. Va collegato con quanto si fa a livello internazionale. E deve emergere un metodo per portare queste riflessioni alla concretezza necessaria per entrare efficacemente e correttamente nel sistema normativo. Storia lunga. Anche perché non si parla di norme semplici ma di meccanismi di ordine “costituzionale”: non servono a regolare i cittadini della rete ma le istituzioni, pubbliche e private, che generano le regole. Almeno si può sperare che la discussione alta sui diritti possa ridurre le probabilità che le forze politiche facciano proposte banalizzanti di regolamentazione della rete.

Una difficoltà specifica è data dalla confusione e la veloce evoluzione dei concetti rilevanti. I diritti fondamentali non cambiano, ma il contesto nel quale si sviluppano effettivamente cambia. La rete paradossalmente ne facilita alcuni e ne comprime altri. Mentre fa emergere nuove dimensioni delle relazioni umane che non possono essere tralasciate.

Queste nuove dimensioni sono importanti quanto sottili. La rete impone riflessioni per esempio su un tema come lo spazio intersoggettivo, che riguarda l’insieme della persona e dei suoi legami con gli altri, individuato dalle scienze cognitive, la psicologia e la teoria delle reti, appunto. Spesso i diritti fondamentali sono pensati partendo dall’idea che riguardano lo sviluppo degli individui. Ma il passaggio dalla dimensione individuale a quella collettiva non è un mero salto di contesto: si arricchisce dell’intreccio dei collegamenti tra le persone la cui importanza è testimoniata dal grafo sociale che garantisce il valore di Facebook. In questo senso, i diritti fondamentali riguardano le persone e i loro legami quando sono parte integrante delle persone stesse. Vedendola in questa maniera, per esempio, la netneutrality non solo è una precondizione per lo sviluppo dei diritti delle persone ma è anche un diritto che riguarda la libertà dei loro legami sviluppati nella rete. Lo stesso si potrebbe dire a maggior ragione per l’interoperabilità delle piattaforme che, per esempio, potrebbe significare che il profilo personale degli utenti dovrebbe appartenere alle persone e forse anche i legami che intrattengono con gli altri dovrebbero essere parte del concetto di privacy. In fondo il diritto all’oblio per ora si configura come un diritto che riguarda i link… Frontiere concettuali che non si difendono da sole di fronte alle critiche delle menti profonde che le affrontano. Ma queste riflessioni, prima o poi, andranno assorbite anche nel dibattito politico. Se mai questo avverrà, qualcuno forse ricorderà che il ricco dibattito sulla Dichiarazione dei diritti in internet ha dato il suo contributo. D’altra parte, l’idea della valutazione di impatto digitale come precondizione di ogni nuova normativa che riguardi internet discende dall’idea che internet sia un ecosistema e che la sua principale ricchezza discenda dalla capacità di pensarlo e gestirlo come “bene comune”: non è un diritto individuale ma l’estensione di un diritto che riguarda l’ambiente. Temi che altri comprendono certamente meglio ma la cui importanza è dimostrata ogni giorno che si vive con la rete.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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