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Internet Bill of Rights per proteggere internet

La discussione alla Camera dei Deputati sull’Internet Bill of Rights offre uno spazio di discussione che finalmente riesce a far apparire questo percorso come una tendenza concreta. Si può partecipare online.

I primi interventi:

Laura Boldrini. “Internet è un ponte essenziale per l’accesso alla conoscenza e per le relazioni con gli altri. Ma ha bisogno di regole. Le regole non sono una limitazione della libertà, le regole sono la garanzia della libertà. L’approccio costituzionale alle regole per internet è fondamentale per garantire che le regole da scrivere siano giuste”.

Antonello Soro. “Non esiste più il dualismo tra virtuale e reale. Non esiste più il dualismo tra regolamentazione e deregolamentazione. Il tema costituzionale è il tema del bilanciamento tra gli interessi. Che cosa occorre prendere in considerazione? Esiste la dittatura dell’algoritmo che indirizza i comportamenti. Esiste una concentrazione della raccolta dei dati. Esiste una doppia tendenza culturale da superare: una idea dell’autonomia della tecnologia dalle regole, da un lato, e dall’altro, la tecnofobia. E poi esiste il tema della sorveglianza globale emerso con le rivelazioni di Snowden. La Corte Ue, poi, ha stabilito un nuovo equilibrio tra sicurezza e protezione dei dati personali, tra diritto europeo e diritto statunitense. Diventa interesse anche delle grandi piattaforme coltivare la fiducia dei consumatori resi più consapevoli dalle vicende ricordate”.

Stefano Rodotà. “Le novità normative degli ultimi tempi sono una parentesi o una nuova condizione stabile? Negli ultimi anni, dopo tentativi di elaborazione di un Internet Bill of Rights, la rete era stata affidata solo alle logiche del mercato. Con un conseguente abbandono, per esempio, di ogni protezione dei dati personali. Invece l’aprile del 2014 è stato un mese di cambiamenti. Su privacy e net neutrality, per esempio, in Europa e Stati Uniti. C’è una redistribuzione dei poteri.

Era necessario dare una disciplina uniforme ai cittadini europei. Si è affermato che di fronte ai diritti fondamentali non possono essere subordinati alle logiche del mercato. Si è tentato di introdurre un metodo per correggere l’autoreferenzialità delle grandi piattaforme multinazionali che erano abituate a farsi le norme da sole a trasformare le persone in meri fornitori di dati. Ha creato un contesto anche alla logica di decisione multistakeholder: non può funzionare solo in base al consenso, perché ora deve comunque riferirsi al contesto dei diritti fondamentali che sono affermati anche per internet.

Io non credo che quello che è avvenuto possa essere limitato solo all’Unione europea. Non credo che Google potrà rifiutare a un non europeo gli stessi diritti che ora deve garantire agli europei. C’è una forza espansiva dei diritti. Ed è il senso dell’approccio dell’Internet Bill of Rights. Che ha conseguenze anche sulle scelte delle piattaforme, con la reazione costruttiva di Google, il nuovo atteggiamento di Facebook e la comunicazione spontanea di Vodafone sulle intercettazioni.

Tutta questa vicenda forse ha avuto origine da Julian Assange ed Edward Snowden. C’è stata molta ipocrisia nelle reazioni politiche. Ma ci sono stati anche cambiamenti fondamentali. La presidente del Brasile ha trovato l’appoggio della Cancelliera tedesca per andare all’Onu a chiedere diritti per le popolazioni sorvegliate. Le dinamic coalitions hanno sostenuto il percorso. Si è compreso che un’alleanza tra Europa e Brasile è possibile e sensata. Ha fatto emergere un divario tra l’amministrazione americana e l’Unione europea. Che forse si ritrovano invece nel comune interesse contro l’ottimizzazione fiscale delle grandi piattaforme. A partire dal nuovo trattato commerciale tra l’Europa e gli Stati Uniti. Ce la fa l’Europa a sostenere il proprio punto di vista?

I diritti fondamentali non vanno lasciati fuori. Il processo di costituzionalizzazione passa da qui. Rimette in discussione l’idea dell’autoregolamentazione della rete. La netiquette non basta più. Ci vuole hard law. E la Corte Ue ha fatto very hard law. Abbiamo di fronte a noi processi di inclusione, partecipazione, democrazia continua. Un punto costitutivo della costituzione di internet è la garanzia della partecipazione dei cittadini”.

La discussione è proseguita con l’esposizione delle novità provenienti dal Brasile e dall’Unione Europea. Il Marco Civil brasiliano in particolare si occupa di garantire la net neutrality, la privacy, il diritto di espressione il trattamento efficiente della responsabilità civile di terzi. Lo spirito è tutto ispirato dall’idea che le regole brasiliane non sono fatte per controllare internet ma per proteggere la rete.

La net neutrality in particolare protegge la ricerca, l’innovazione, la libertà di proporre nuova progettualità senza chiedere il permesso agli incumbent.

La riflessione sulla democrazia continua, come la chiama Rodotà, è necessaria alla maturazione della partecipazione della popolazione ai temi civici. E la riflessione ha efficacia, in rete, anche se si incarna in piattaforme che ancora non esistono o che servono a sperimentarne le ipotesi, le teorie, le visioni. Il nuovo equilibrio dei poteri, nel contesto dell’epoca della conoscenza, passa anche per l’innovazione degli strumenti attraverso i quali la vita delle istituzioni e la partecipazione dei cittadini si esprime. E la net neutrality protegge le nuove piattaforme che servono a questa funzione di innovazione. I diritti fondamentali superano la logica del mercato: dovrebbe essere evidente, ma negli ultimi anni è apparso meno ovvio.

Il tema è generare uno spazio concretamente sperimentabile dai cittadini nei quali il bene comune, l’informazione civica, la discussione costruttiva sono garantiti dalle tensioni verso la frammentazione della società in target e tribù ideologiche, dalla manipolazione politica e commerciale, per rigenerare una reale prospettiva collaborativa. Si possono interpretare le piattaforme anche come forme di enforcement delle regole: codice normativo e codice software potrebbero convergere.

Rodotà ha ricordato sul finale della mattinata i termini del discorso.

I principi costituzionali di internet:
1. Accesso a internet come diritto universale
2. Statuto della conoscenza in rete
3. Uguaglianza e non discriminazione
4. Net neutrality
5. Sottoporre soggetti globali alle regole locali
6. Rapporto mercato diritti fondamentali per bilanciamento
7. Equilibrio tra trasparenza e protezione dati personali

Per arrivarci? Tecniche wiki. Proposte di autoregolamentazione. Autorità locali, nazionali, internazionali.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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