Dopo i successi di Istambul, alcune startup sono oggi a Berlino per connettersi all’ecosistema tedesco.
Alberto Di Minin (Miur) ha mostrato una chiara strategia per connettere istruzione, ricerca e filiera delle stratup.
Mattia Corbetta (Mise) ha dato una fortissima dimostrazione di quello che è stato fatto:
– creazione di startup online
– flessibilità dei contratti di lavoro
– work for equity per servizi professionali
– sconti fiscali significativi per investimenti in startup
– equity crowdfunding
– facilità procedure di chiusura
Si ha l’impressione che l’iniziativa in questo settore non rallenti e bisogna ringraziare le persone che la portano avanti nonostante le evidenti difficoltà.
Compreso Matteo Pardo all’ambasciata italiana a Berlino per questo incontro.
Il contributo dei potenziali partner tedeschi è notevole. Nicolas Zimmer, presidente della Technology Foundation Berlin insegna che ci vuole ambizione, decisione e visione, per scalare velocemente. Forse questo è un insegnamento su cui riflettere: il primo fattore abilitante è negli imprenditori stessi e nel loro approccio. Le condizioni al contorno sono peraltro importanti, almeno per la localizzazione dei cluster di startup.
Berlino spende 1,5 miliardi di euro in investimenti legati all’università all’anno. Dice Zimmer. A Berlino le case case costano la metà e gli uffici molto meno che a Londra, per non parlare di connessione e cibo. I talenti poi sono ben preparati e costano la metà che a Londra. E poi ci sono attività culturali e divertimenti. Infine: una bella disponibilità di capitale locale (che dunque attrae capitale straniero).
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