Il potere individuale o di un ceto o di una casta è una faccenda molto indagata e temuta. Ma il potere dell’umanità?
John Brockman e la squadra di intellettuali della Terza cultura producono filosofia empirica, concretamente ancorata ai percorsi di ricerca scientifica e tecnologica che conducono quotidianamente.
E a sentire loro, il potere dell’umanità è qualcosa di molto più chiaro del potere politico. È semplicemente definito dal limite del possibile. Ed è chiaro che il potere dell’umanità è aumentato enormemente, perché l’evoluzione culturale dell’umanità ha spostato il limite del possibile oltre ogni immaginazione. C’è chi se ne spaventa. Ma la Terza cultura ne tira fuori una conclusione inattesa: l’ottimismo è al di qua del limite del possibile.
Daniel C. Dennett, introducendo il volume, si chiede come sia credibile tutto questo in un mondo che rischia di finire distrutto dal potere dell’umanità. E la sua risposta è vagamente antropologica. Gli autori della Terza cultura sono ottimisti perché vivono bene, perché dedicano la loro vita alla ricerca su temi appassionanti, perché generano scoperte straordinarie, perché affrontano i grandi problemi e trovano soluzioni. E ne tira fuori una conseguenza che forse è soltanto narrativa ma non è certo priva di una suggestione: «La conoscenza è probabilmente la soluzione. Via via che la rendiamo sempre più accessibile, sempre più persone troveranno il modo, il tempo e l’energia per costruirsi un’esistenza ricca di significato, che risponde ai loro ben informati sistemi di valori. Sarà un mondo in tumulto, ma un mondo migliore».
Ottimismo globale, pessimismo locale: http://livepaola.blogspot.com/2010/02/ottimismo-globale-pessimismo-locale.html
La conoscenza è un’arma a doppio taglio, si può usare anche in modi terribili. E’ come la tecnologia, è un mezzo.
A meno che non intenda una “conoscenza superiore”: che è anche più pericolosa.