Khaled Fouad Allam scrive un saggio da leggere. La sua bella cultura aperta ai diversi punti di vista arricchisce per tutto il suo “Jihadista della porta accanto“. Compresi alcuni passaggi sulla realtà dell’infosfera: il senso della storia serve al senso del futuro. Ecco alcuni passaggi.
«Internet, nell’uso che ne fanno i militanti dell’islam politico, consiste in una strategia della manipolazione del consenso. Ma questo consenso è reso possibile perché, negli anni passati, le stesse televisioni satellitari hanno preparato il terreno a un cambiamento di vedute delle popolazioni. La rete radicalizza un terreno già fertile a questo fenomeno».
«Ma internet non è soltanto uno strumento tecnologico in sé. Agisce, ad esempio, sulle modalità attraverso cui si definisce un concetto, si evidenzia una problematica. Semplicemente perché, essendo una rete fra le reti, inventa una modalità di linguaggio digitale, elettronico, che mette a confronto l’oralità con la scrittura, modificando così tutte le tecniche d’approccio».
«Fu Barthes, nella celebre lezione inaugurale al Collège de France, il 7 gennaio 1977 ad affermare: “La lingua come performance di ogni linguaggio, non è né reazionaria né progressista; è semplicemente fascista; il fascismo infatti non è impedire di dire ma obbligare a dire”. Filippo La Porta, in un suo studio, mette bene in evidenza che l’affermazione di Roland Barthes, in realtà, partiva da un’intuizione del linguista Roman Jakobson (…). Jakobson lo ha dimostrato, un idioma viene definito meno da ciò che permette di dire che da ciò che obbliga a dire”. Il linguista russo aveva infatti scritto che “le lingue differiscono essenzialmente in ciò che devono esprimere e non in ciò che possono esprimere”».
[…] ricordo di Khaled Fouad Allam. Pensando alla finezza del suo intelletto. E rileggendo il libro che ha scritto prima di […]