A Verona, contemplando lo scorrere dell’Adige. La realtà che passa e che resta, certo, a seconda dei punti di vista. Il grande colpo di scena, paradossalmente, si ripete ogni anno un giorno di primavera, quando il volo dei gabbiani è sostituito da quello delle rondini. Nessuno ricorda quando questo avvicendamento è cominciato. Per gli umani, è sempre stato così. Nonostante gli annunci, ripetuti e motivati, della grande trasformazione sociale, economica, culturale che il mondo attraversa, qualcosa cambia, qualcosa resta, qualcosa scorre e qualcosa si ripete. E, come insegnava Fernand Braudel, la lunga durata è parte integrante di qualunque comprensione del mutamento storico.
Gianni Riotta scrive il suo testo sullo straordinario impatto della rete nella vita contemporanea con mente aperta. E la sua ricerca sembra – agli occhi di chi scrive questo blog – centrata sulla relazione tra l’innovazione e la lunga durata. Non disdegna di accettare i cambiamenti che la vorticosa avanzata della rete impone alla cultura contemporanea e, dunque, anche ai pensieri dei suoi osservatori più attenti. Ma ne cerca il senso senza riconoscerlo nella mera tecnologia. Perché, ricordando le parole di Melvin Kranzberg, la rete non è né buona né cattiva e neppure neutrale.
Con questo spirito, attraversa le questioni più dibattute e quelle più controverse. Dubita, si interroga, si indigna. E finisce per scoprire e far scoprire che gli umani, nella rete, si trovano soprattutto di fronte alle proprie responsabilità. Citando il cardinale Carlo Maria Martini: «Guardate in voi stessi, ai vostri motivi e animi, per capire dove andrà il web».
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