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Perché Zuck segue Musk sul factchecking

Meno factchecking su Facebook e Instagram. L’espressione di odio, pedofilia, terrorismo, continueranno a essere censurate sulle piattaforme di Mark Zuckerberg, ma la diffusione di notizie false, che generano convinzioni sbagliate, che fanno apparire la realtà diversa da quella che è non saranno più valutate da persone che secondo il proprietario di Meta si sono dimostrate condotte da pregiudizi piuttosto che dalla ricerca dell’obiettività. (Meta e BBC)

Certamente questo avviene per ingraziarsi il nuovo presidente Donald Trump. E certamente questa decisione è piaciuta all’imprenditore Elon Musk, che su X ha seguito la stessa strada. (The Verge)

Ma è anche il frutto di un pensiero di Zuck.

Nel tempo ormai lungo durante il quale abbiamo visto lavorare il fondatore di Facebook le sue opinioni si sono rivelate chiaramente. La privacy non è un valore per lui. Lo ha detto nel 2010 (New York Times). Lo ha ribadito l’anno scorso polemizzando con la Commissione europea e comprando una pagina sui giornali per dire che in Europa non si può innovare a causa delle leggi restrittive. E si riferiva molto più al GDPR che all’AI Act, secondo la lettura della Commissione. (Wired)

Non è neppure un problema per Zuck che le sue piattaforme siano accusate di produrre ansia e depressione (New York Times e l’inchiesta di Sheera Frenkel e Cecilia Kang). O che si suppone che guadagnino con la disinformazione (CNN). Tutte queste cose sono difficili da provare. E i suoi tre miliardi di utenti non sembrano curarsene più di tanto, visto che continuano a stare sui suoi social network.

Quello che conta per Zuck è se le leggi o le policy lo obblighino a fare cose che vanno contro i suoi interessi. Se è così si adegua. Ma appena può smette. Come sta dimostrando ora. È come un produttore di oggetti di plastica: non è interessato a sapere se fanno male alla salute e agli oceani, vuole solo sapere quali sono le regole che deve rispettare e se non incontra restrizioni normative, da solo non se ne pone.

La sua è una rincorsa alla politica di Trump? Può darsi. Tenta di inseguire Musk nella lotta per il potere? Sicuramente in qualche modo è tentato di farlo. Ma quello che è certo è questo: Zuck è piattamente interessato ad agire liberamente a favore delle sue aziende. Quando chiede scusa per le conseguenze negative dei suoi prodotti è meno sincero di quando decide di risparmiare sulle spese che servono per evitarle. Quanto alla profondità del suo pensiero strategico nella grande lotta per il potere che Musk ha lanciato, beh, su quello forse è meglio attendere ancora a esprimere un giudizio. Di certo, Zuck non ha investito molto sul tentativo di dimostrare di possedere una profondità di pensiero.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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