Joseph S. Nye, il teorico del softpower, dice nel suo intervento sull’ultimo Foreign Affairs: «In today’s information age, success is the result not merely of whose army wins but also of whose story wins».
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Coefficiente di precisione Vs animali sintetici:
interessante l’intervento di Baricco collegato a quello di Christian Salmon a Venice sessions.
http://venicesessions.it/blog/2009/04/03/alessandro-baricco/
forse erano erano già state pubblicate qui, anyway…
‘coefficiente di precisione Vs animali sintetici?’
‘narrazione ‘in sostituzione’ di altri resoconti del vero’
così si esprimeva Baricco alle Venice Sessions richiamando anche Christian Salmon
http://venicesessions.it/blog/2009/04/03/alessandro-baricco/
Sempre stato così: ma è una successione lineare, vince la storia di chi ha l’esercito che ha vinto. Perchè Stalin è ancora venerato avendone combinate quante e più di Hitler ? Perchè ha vinto la guerra. I casi apparentemente contrari dipendono dal fatto che oggi è difficile vincere “veramente”, alla napoleonica.
e perché è difficile vincere ‘veramente’?
Perchè per vincere veramente bisogna avere la forza di distruggere il nemico, senza passione, senza sentimento, senza giudicare. Direi senza odio. Perfetto, completo, genuino, crstallino, puro. Non puoi fare a pezzi qualcuno con le mitragliatrici e poi pretendere di dargli un cerotto. Troppa televisione. Troppa fiction. Lontano dalle televisioni si vince veramente ancora: Cambogia, Tigri Tamil, Cecenia. La guerra è l’inferno, deve finire il più velocemente possibile con la fine della volontà di combattere da parte del nemico. E per ottenere questo, vedi le prime due frasi. La concezione che molti degli attuali intellò hanno della guerra è quella settecentesca della guerra per gli interessi dei principi. Limitata per definizione. Era già finita con le guerre della Rivoluzione. Dopo, non ha fatto altro che peggiorare. Il prossimo passo sarà il ritorno ufficiale alle guerre di religione: come farai a fare la pace con un infedele ? La sua sola esistenza è un’offesa a dio. Uccidilo.
‘where do we go from here?’
Da nessuna parte, come sempre. Solo verso la fine del fiume, nel cuore di un’immensa tenebra.
però l’impressione che ho tratto da quel video è di un Baricco un po’ Baricco-centrico: il suo bisogno di narrazione, i suoi perché, le domande senza risposta della sua generazione, i suoi tempi giovanili…
Tamara, mi sei simpatica nel tuo candore (nel senso migliore del termine): Baricco è per definizione centrato su se stesso, ci ha costruito la carriera. Narciso è la parola, come direbbe un certo grande giornalista di un certo grande (anche se un po’ deludente, da ultimo) direttore. Ha proposto di inserire il Baricco-watching nelle attività consigliate dal WWF…
;)…allora se sbaricchi Baricco, e lo prendi come categoria, mi resta una domanda
Di quanto, e quale, narcisismo c’è bisogno nel mondo? E qual è il rapporto fra guerra e narcisismo?
con candore 😉 vado in vacanza, ma vi leggo qua e là
buona estate
Narcisismo e guerra ? Mah, forse nessuno, in senso personale. Hillman ne fa una questione diversa, di organizzazione di una passione, che ha a che fare con la politica ma non solo. Risè una di individuazione. Personalmente penso che la “guerra” sia un fenomeno dei gruppi umani, che appoggia su elementi della natura umana (gregarismo, violenza finalizzata, assenza di meccanismi stintuali di limitazione dell’aggressività, derivante dal fatto che fisicamente siamo abbastanza innoffensivi, mica come le tigri) ma li trascenda.