Se ha tanti iscritti, vuol dire che funziona, il Cepu. Se ha tanti parlamentari, vuol dire che funziona, il governo. Infatti, dice Barbareschi, il premier conosce i suoi Polidori.
E Caleari. E Cesari. E Scilipoti.
Forse è andare troppo per il sottile. Ma se si dice che quelli che sono stati votati per una coalizione non possono abbandonarla durante la legislatura, questo dovrebbe valere sia per chi dalla maggioranza passa all’opposizione, sia per chi dall’opposizione passa alla maggioranza. In realtà, le regole del Parlamento consentono ai deputati e senatori di fare politica come ritengono giusto. Non sono vincolati dal voto al loro partito, ma solo al loro elettorato. Sono più o meno pubblici ufficiali. Che si possono corrompere. O trasformare. O adescare. O ricattare. O convincere con gli argomenti dell’etica. (Sì: forse non tutti sanno che l’ultima possibilità citata non è vietata).
Verrebbe da lasciar perdere con questi commenti. Poi sorge il senso del dovere. Perché gli esami non finiscono mai. Quindi meglio fare un po’ di ripetizioni. Anche senza il Cepu.
Non amo discutere di politica dal momento che a mio avviso in parlamento siedono quasi esclusivamente giullari e cortigiani di una Corte che non sa certo di miracoli e di un Re che più nudo di così non può essere. Ma non potevo esimermi dal gaudere per lo spectaculo del teatrino di questa corte dei miracoli dove si giurano l’un l’altro eterna fedeltà per poi accapigliarsi per il furto dei traffici. Non tanto per la salvezza dell’attuale governo – una parte o l’altra, poco cambia, e con uno scenario come quello attuale non andrà lontano – ma per il piacere di vedere il più alto scontro della nostra bassa cortigianeria. Perché il Mondo ha potuto vedere che il Re è nudo e non è una favola ma lo specchio della realtà. Non si può essere apolitici ma questi giullari e cortigiani di una Corte ha fatto perdere di senso quel che poteva significare essere di destra o di sinistra e ci riferiamo a valori e non a ideologie.
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