E dunque il Giappone è tornato al tasso d’interesse zero. Zero. Ti presto i soldi e non voglio niente in cambio. Più o meno. Lo scopo è bloccare la deflazione, dicono. E certamente anche indebolire lo yen per sostenere le esportazioni. Molti sono preoccupati.
Ma un’economia con tasso d’interesse zero è di per se una cosa che fa riflettere. Dopo anni e anni di crescita zero, il Giappone, terra dell’armonia e non solo dei contrasti, si trova suo malgrado a sperimentare una sorta di via di mezzo tra la crescita e la decrescita. Lo zero non è poco e non è tanto. Non è niente.
Eppure per la strada non si avverte una particolare ansia. Anzi, forse si avverte una sottile, impalpabile pace. Forse, dopo avere aperto la strada all’ipersviluppo dell’Asia, il Giappone sta esplorando la via dell’armonia prima degli altri. Certo, esplorarla in solitaria non è facile.
Ma per noi c’è molto da imparare.
(ps. Intanto i cinesi, per una disputa diplomatica, hanno bloccato l’esportazione verso il Giappone di materiali rari necessari alla produzione elettronica. Fanno capire chi comanda).
I Giapponesi compreranno da altri. Il mito del possesso assoluto cinese sulle terre rare è, appunto, un mito, che serve a determinate lobby.
Inoltre, visto che le suddette terre rare servono per il fotovoltaico e l’auto elettrica, se fosse vero che i Cinesi “fanno capire chi comanda”, i propugnatori del “verde” sarebbero dei pazzi e NON bisognerebbe puntare sul fotovoltaico e l’auto elettrica. Le solite contraddizioni quando si aderisce a lobby diverse e non necessariamente in “armonia”.
P.S. Interessante il sondaggio volante nelle strade giapponesi. In effetti, anche ieri a Milano non c’era gente preoccupata che piangeva nelle strade. Sarà che le cose poi non vanno così male come dice la stampa ?