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Facebook Places: dentro e fuori

Parte Facebook Places in America. E si possono condividere le informazioni sul luogo dove ci si trova. 

La regola per la privacy è ancora una volta discutibile. Si deve dichiarare la propria adesione per consentire alle applicazioni di usare la localizzazione. Ma nei confronti degli amici che usano applicazioni che coinvolgono la localizzazione, invece, non serve il permesso: se non si desidera condividere questa informazione con le applicazioni degli amici – a quanto pare – si deve dichiarare di non voler far sapere dove ci si trova.

“You may want to share your check-in information with
third-party applications that build interesting experiences around
location, such as travel planning. Applications you use must receive your permission
before getting this information. Your friends will be able to share
your check-ins with the applications they use to help create new social
experiences with location. If you don’t want to share your check-ins
with your friends’ applications, just uncheck the new box in your
Privacy Settings under “Applications and Websites.”
(Intanto, Pete Warden spiega su ReadWriteWeb quante cose si possono fare con i dati pubblici di Facebook: una dimensione analitica destinata a crescere probabilmente anche con Places).

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  • Buongiorno Luca,
    in questi giorni ho un pò anticipato la disputa su Privacy e Geolocalizzazione (che immagino avrà più spinta ora che anche Facebook è “sceso in campo”), svolgendo un’inchiesta che ha coinvolto diversi “abitanti della blogosfera italiana”, dal titolo “La privacy e il paradosso Foursquare” ( http://paoloratto.blogspot.com/2010/08/la-privacy-e-il-paradosso-foursquare.html ).
    Mi piacerebbe avere una tua illustre opinione per incrementare la discussione sul tema.
    Saluti.
    Paolo

  • grazie! ho risposto sul tuo blog: ottimo lavoro… la domanda che hai scelto di porti è molto importante, perché la localizzazione è una variabile della mia condizione di privacy molto rilevante e del resto è un’informazione altrettanto rilevante per i servizi che posso ricevere in cambio… per quanto mi riguarda il tema della privacy si sta trasformando in qualcosa di sempre meno “oggettivo” e sempre più “interiore”: se ne sono consapevole, scelgo il livello di privacy che voglio e pubblico il resto… le piattaforme mi devono aiutare a realizzare quello che penso sia il giusto livello di pubblicità delle informazioni che mi riguardano e hanno torto quando non mi consentono facilmente di raggiungere quel livello, o se mi assegnano – senza avvertirmi in modo chiaro – un livello di privacy inferiore a quello che consapevolmente sceglierei… imho

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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