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Lo stato dell’Unione. Che cosa potrà mai dire la presidente domani?

Nessuno in Europa può essere stato orgoglioso dell’accordo che in agosto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha stretto con Donald Trump il presidente degli Stati Uniti d’America. Lei ha detto che questo accordo che costava agli europei centinaia di miliardi almeno stabilizzava le relazioni con gli americani. Ma era evidente che non sarebbe andata così, perché ottenuto il primo inchino alla loro politica di potenza gli americani avrebbero chiesto sempre di più. Così è stato. Per esempio ci chiedono di non applicare le nostre leggi al caso antitrust nei confronti di Google. Non si fermeranno qui. Vogliono dei sudditi non dei partner. E probabilmente alcuni di loro vorrebbero cambiare il regime che vige in Europa, spezzando l’Unione.

Gli europei hanno accettato questo “accordo” perché hanno bisogno dell’appoggio degli americani in Ucraina. O almeno questo è quanto si dice per spiegare la disfatta commerciale. Ma se anche si continuasse a combattere in Ucraina con l’appoggio americano, verso quale finale si potrebbe tendere? I russi a loro volta non si accontenteranno delle prime concessioni. Cessioni di parti del territorio ucraino per arrivare al cessate il fuoco? Per la pace servirebbe poi di più. Come tagliare fuori l’Ucraina dal possibile accesso all’Unione Europea e ovviamente alla Nato. E poi magari rivedere anche l’accesso all’Unione dei paesi che facevano parte del Patto di Varsavia…

Le concessioni europee possono forse servire all’Europa per guadagnare tempo, migliorare la propria autonoma capacità di armarsi, rafforzare la propria economia indipendentemente dagli Stati Uniti, cercare nuove alleanze in India, Canada, Africa, Sudamerica, persino Cina. Solo rafforzandosi l’Europa potrà vivere in un mondo nel quale prevale il confronto di forze e le regole del gioco sono state abbandonate.

Per rafforzarsi l’Europa deve crescere anche nel digitale. E questo la mette in rotta di collisione con gli americani che la vogliono mantenere una colonia digitale. Se non si rafforza autonomamente nel digitale però l’Europa sarà debolissima contro i russi che l’attaccheranno e continueranno a indebolirla. Le concessioni possono servire a guadagnare tempo, ma di per sé sono passi verso il declino. L’Europa ha perso i telefoni e ora le automobili. Ma non ha certo perso tutto. Il suo digitale deve essere al servizio della sua industria. E le esportazioni sono ancora il suo punto di forza.

La domanda è fino a dove si possono spingere le concessioni agli americani per mantenere un equilibrio tra i rafforzamento nel tempo che l’Europa può realizzare e il declino immediato che l’Europa è certamente condannata a subire. La risposta è difficile. Ma parte dai fatti e non dalla retorica. Domani von der Leyen potrà parlare di fatti o usare la retorica. Nel primo caso si farà dei nemici tra coloro che vogliono distruggere l’Europa portandola nelle braccia degli americani. Nel secondo caso terrà botta ancora per un po’, conducendo tutti gli europei verso il basso.

Sono solo umili riflessioni. L’Europa può affermare dei valori importanti, ma deve cambiare. A partire dalla constatazione che negli ultimi vent’anni non è andata bene, anche se ha posto le premesse per un rilancio. Ora sta soprattutto agli europei di cogliere il momento e rafforzare il proprio spirito di iniziativa.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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