Secondo uno studio realizzato da alcuni ricercatori di Cornell University citato da New York Times, il canale di diffusione della disinformazione sull’epidemia di Covid-19 è stato Donald Trump, presidente degli Stati Uniti (NYT).
Coronavirus misinformation: quantifying sources and themes in the COVID-19 ‘infodemic’ – Sarah Evanega, Mark Lynas, Jordan Adams, Karinne Smolenyak – The Cornell Alliance for Science, Cornell University, Ithaca, NY
«Abstract
The COVID-19 pandemic has unfolded alongside what the World Health Organization has termed an “infodemic” of misinformation. This study identifies and analyzes the most prominent topics of COVID-related misinformation that emerged in traditional media between January 1 and May 26, 2020 based on a total sample of over 38 million articles published in English-language media around the world. To our knowledge, our analysis is the first comprehensive survey of the traditional and online media landscape on this issue. We found that media mentions of US President Donald Trump within the context of COVID-19 misinformation made up by far the largest share of the infodemic. Trump mentions comprised 37.9% of the overall misinformation conversation, well ahead of any other topics. We conclude that the President of the United States was likely the largest driver of the COVID-19 misinformation “infodemic”. Only 16.4% of the misinformation conversation was “fact- checking” in nature, suggesting that the majority of COVID misinformation is conveyed by the media without question or correction.»
Le informazioni tossiche riguardano teorie di cospirazione, cure miracolose della malattia, dubbi sulle mascherine e altro.
I politici hanno il diritto di esprimere le loro opinioni. Come tutti.
Addirittura in Italia sono più protetti dei cittadini normali per certe opinioni, per esempio quelle razziste e fasciste, come mostra un articolo di Matteo Monti pubblicato nel 2015 su Dirittifondamentali.it e intitolato “Libertà di espressione e hate speech razzista”.
Ma non hanno il diritto di causare diretti e materiali danni agli altri, come del resto tutti i cittadini. Dov’è il confine tra le opinioni espresse da Trump e i danni che le sue opinioni hanno causato a chi lo ha preso alla lettera?
L’Organizzazione mondiale della sanità parla chiaramente di infodemia: cioè di un’epidemia di informazioni sbagliate, tossiche, che fanno male (NYT).
E che cosa dobbiamo pensare delle piattaforme che hanno algoritmi tali da massimizzare la velocità di diffusione delle informazioni (tossiche o no)? Un paper in uscita su Nature Sci Rep (anticipato su Nature) di Matteo Cinelli, Walter Quattrociocchi, Alessandro Galeazzi, Carlo Michele Valensise, Emanuele Brugnoli, Ana Lucia Schmidt, Paola Zola, Fabiana Zollo, e Antonio Scala, mostra che le diverse piattaforme hanno scelto diverse tecnologie per diffondere le informazioni. Alcune sono più efficienti di altre per la viralità delle informazioni. Una delle conclusioni che si leggono nel paper è che Gab è l’ambiente più favorevole al comportamento virale dell’informazione.
Ma le piattaforme non sono ancora particolarmente responsabilizzate sull’infodemia, come del resto i politici. Avere idee molto forti su questo significa non avere presente che tutto ciò che si dovesse fare in proposito avrebbe conseguenze complesse. Ma un fatto è certo: è tempo di pensare a tutto questo.
Commenta