È davvero assurda la polemica che si è sviluppata sui dati e le ipotesi interpretative che Tito Boeri ha proposto per descrivere le possibili conseguenze del decreto Dignità sull’occupazione. La polemica politica non dovrebbe trasformare in opinioni i dati, ma tenerne conto e produrre decisioni migliori.
Tito Boeri si era trovato a contrastare con i dati anche le politiche dei precedenti governi (Repubblica, Fatto).
Ma è credibile che una persona che ha dedicato tutta la vita allo studio dell’economia del lavoro, metta in giro dati e ipotesi interpretative campate per aria proprio sulla sua materia solo per fare polemica politica? I dati proposti da Tito Boeri non sono campati per aria: possono, come ogni idea scientifica, rivelarsi sbagliati. Ma non sono “opinioni”. Sono dati e ipotesi che servono a interpretarne le conseguenze in base a quanto è capace di produrre l’analisi economica.
La trasformazione in “opinioni” delle ipotesi scientifiche è un’aberrrazione che non fa bene a nessuno. Anche se si capisce che la foga politica conduca a fare considerazioni irrazionali, il problema non è accusare i dati: il problema è fare leggi che abbiano consuenze positive.
Ora, questo è assolutamente prioritario. Un governo che voglia davvero cambiare le cose, deve anche sapere che non si cambiano le cose con pochi tratti di penna. Le problematiche ereditate da trent’anni di “iper-finanza” e “iper-consumismo”, con tecnocrazie votate al pareggio di bilancio più che a ogni altro obiettivo, con conflitti latenti tra interessi di stati diversi in Europa che hanno messo in difficoltà crescenti l’Italia, non si risolvono in un minuto. Sono temi sistemici. E come tali andrebbero affrontati.
Non basta di certo il solo decreto Dignità. E non ci si deve scandalizzare se un decreto pensato per risollevare la forza contrattuale dei lavoratori faccia pensare a conseguenze negative sulla forza contrattuale degli imprenditori e soprattutto possa condurre a ipotizzare una minore propensione ad assumere. Il problema è inserire quel decreto in un’ottica strategica più ampia. Studiare un approccio sistemico al problema. Di certo non è accusare chi fa i conti di voler emettere opinioni politiche.
Task force sul lavoro per la progettazione della policy
Per arrivare a una visione strategica della politica per il lavoro si dovrebbe affontare il problema da un punto di vista sistemico. Un modo per farlo è creare una task force che in sei mesi produca un progetto completo di azione che comprenda: 1. le politiche attive per il lavoro oggi; 2. le istanze di giustizia che si vogliono affermare (dalla sicurezza del reddito alla riduzione del peso fiscale); 3. i progetti per il lavoro del futuro e l’architettura di un sistematico investimento in educazione che serve a preparare la popolazione alla sfida del cambiamento.
Alleanza per il lavoro del futuro
Intanto, la business community si dà obiettivi sistemici analoghi e passa all’azione. L’Alleanza per il lavoro del futuro è una realtà. Le difficoltà per farla crescere non sono piccole. Ma il tema è posto. E un’occhiata al sito dell’Alleanza consente di rendersi conto della validità di questo sforzo generoso.
Presentazione del libro
A proposito: il libro “Il lavoro del futuro” (Codice edizioni, 2018) sarà presentato al Maxxi, Roma, il 19 luglio alle 18:00 con Paolo Gentiloni, Enzo Boccia e Giovanna Melandri.
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