Non ci sono dubbi sul fatto che la questione della Telecom Italia è strategica per il paese. Ma la matassa dei suo cavi è sempre più intricata. La nuova governance emergerà dalle intenzioni del nuovo primo azionista, Bolloré. Ma anche dalle connessioni con altri dossier: Rai e Mediaset, Metroweb e piano banda ultralarga, Wind e H3g, agenda digitale e mercato unico digitale europeo. Sicché si aspetta. In un limbo infinito cominciato con la privatizzazione e proseguito con l’indebitamento e l’erosione della capacità tecnologica autonoma della Telecom Italia. Alla fine del limbo ci sono scelte: vendere o no il Brasile, separare o no la rete, fare o no da hub per una sorta di tv via cavo, stare dentro o fuori l’architettura governativa del piano banda ultralarga, vendere o no a un operatore straniero (Sole e qui).
La domanda è semplice: come fare in modo che gli interessi degli azionisti e quelli del paese convergano? La risposta non è altrettanto semplice.
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