Nell’intervista di oggi sul Corriere, Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi, lascia aperte tutte le porte. La Telecom Italia potrebbe dunque restare così (improbabile), vendere il Brasile (sterilizzando la sua crescita), separare la rete (smentendo anni di dinieghi e accordandosi col governo Renzi), tentare di diventare anche una specie di tv via cavo, oppure vendere a Orange o altri. Tutto è possibile. Deciderà una logica industriale o una logica finanziaria? Dipenderà anche da quanto il Parlamento Europeo saprà difendere la net neutrality?
25/06/2015 08:33
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[…] Non ci sono dubbi sul fatto che la questione della Telecom Italia è strategica per il paese. Ma la matassa dei suo cavi è sempre più intricata. La nuova governance emergerà dalle intenzioni del nuovo primo azionista, Bolloré. Ma anche dalle connessioni con altri dossier: Rai e Mediaset, Metroweb e piano banda ultralarga, Wind e H3g, agenda digitale e mercato unico digitale europeo. Sicché si aspetta. In un limbo infinito cominciato con la privatizzazione e proseguito con l’indebitamento e l’erosione della capacità tecnologica autonoma della Telecom Italia. Alla fine del limbo ci sono scelte: vendere o no il Brasile, separare o no la rete, fare o no da hub per una sorta di tv via cavo, stare dentro o fuori l’architettura governativa del piano banda ultralarga, vendere o no a un operatore straniero (Sole e qui). […]