Alessandra Poggiani si dimette dall’Agid e si candida in Veneto. Le motivazioni personali non si discutono. Le spiegazioni pubbliche si accavallano. E contraddicono.
«Ho ritenuto che la parte più importante del mio lavoro sia stata portata a termine con il varo del piano Crescita Digitale e della strategia per la Banda ultralarga» (Corriere Comunicazioni)
Altrove dice:
«Non posso cambiare le cose da sola, senza squadra. Ed è difficilissimo farlo se il digitale è ancora ritenuto una questione tecnica e non una priorità, trasversale a tutto il resto» (Wired).
Poggiani ha fatto sapere pubblicamente che vale la prima (Sole). Wired ha risposto. Ma non è proprio questo il punto.
Il punto è che non di soli piani di fa il digitale ma anche di realizzazioni. Guardando avanti, occorre chiarire che cosa deve fare l’Agid e dare all’Agid i mezzi per farlo. Se si chiarisse che l’Agid è un’agenzia che deve realizzare i piani del governo, come sembrava ovvio ma non è mai stato detto in modo chiaro, ci sarebbero meno ambiguità.
I limiti operativi sono enormi. Il compito è di grandissima importanza. Una struttura di governance più semplice è davvero urgente. Imho.
ps. Si tratta appunto di una mia opinione. Ho l’onore di partecipare al Tavolo permanente per l’innovazione, insieme a molte altre persone più competenti, che ha compiti meramente consultivi. E anche in quella sede dico quello che penso. Credo che mi abbiano chiesto di partecipare solo per questo. E quello che penso l’ho anche già scritto: il governo dà la visione e fa le strategie, il Comitato di indirizzo le trasforma in un piano operativo con la partecipazione dei vari ministeri, l’Agid le porta a compimento. È già complicato così. E di certo non occorre aggiungere altra complicazione.
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