L’immagine emersa sui media oggi della discussione alla Camera di ieri in materia di riforma costituzionale è stata concentrata sulle immagini dei deputati che gettano i fogli di carta per terra, che protestano, che litigano. Tutta la lettura dei fatti è andata nel frame “fine del patto del nazzareno”. Eppure ieri è stato il giorno in cui per la prima volta una riforma costituzionale è stata approvata all’unanimità dai deputati. Un fatto straordinario del quale in rete si parla moltissimo e con grande soddisfazione (perché riguarda l’attribuzione allo Stato delle competenze di coordinamento di tutta l’azione digitale pubblica, evitando l’attuale dispersione di azioni tra vari enti locali, vedere il verbale della seduta). Un fatto che contraddice il frame prevalente e che quindi esce un po’ troppo poco sui media.
In questo momento via Google News si vede che ne hanno parlato:
Webnews
DDay
CorCom
Il Sole 24 Ore
Punto Informatico
Webmasterpoint
Sicuramente ne hanno parlato anche altri. Di certo ne hanno parlato molto di più su Twitter, Facebook e blog, a partire da Mante e da questo blog.
La chiosa è questa. Il frame è più importante del fatto. L’immagine interpretativa semplificata del momento politico non può essere messa in discussione da un fatto che la contraddice dipingendo il Parlamento come un’istituzione capace di una sua libertà di dibattito e di un suo potere d’azione politica: in questo caso la politica parlamentare è riuscita a imporre una decisione più creativa di quella che sembrava provenire dalle posizioni dei partiti e del governo. Il frame è una semplificazione. E va bene. Ma quando è una banalizzazione non va bene. Quando oscura i fatti ancora meno.
Anche perché questo fatto ha un’infinità di implicazioni. Se non capisco male, la nuova norma costituzionale concentra sullo Stato il compito di coordinare la strategia e l’azione digitale di tutto il settore pubblico, regioni comprese. Prima si limitava alle questioni relative alla standardizzazione del trattamento dei dati. E’ stata ripresentata da Forza Italia nel momento in cui Stefano Quintarelli di Scelta Civica rinunciava all’emendamento. Ed è stata votata anche dalla Lega (che quindi accetta un emendamento “centralizzatore”). Ed è piaciuta al Movimento 5 Stelle, che l’ha votata convintamente e pragmaticamente, nonostante avesse quella provenienza. E poi il moto parlamentare è riuscito a farsi ascoltare dal Governo, che in quel momento sembrava deciso a tutto pur di non perdere tempo e che invece si è fermato a riflettere. Sicché alla fine anche il Pd ha votato la proposta. La “fine del nazzareno” non ha impedito agli eletti di pensare e decidere bene. All’unanimità. Una scena troppo bella perché non se ne dia conto attentamente sui media. Il che probabilmente avverrà. Sanremo è stata un motivo di distrazione, ma si può ancora rimediare.
Ecco qui il video del dibattito in aula:
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