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Massimo Mantellini. La vista da qui. Appunti per un’internet italiana

Il libro di Massimo Mantellini è molto bello. Non stupirà questo commento: i numerosissimi lettori di Manteblog conoscono la sua scrittura incantevole e disincantata.

libro_mantelliniMantellini, scrittore e radiologo di Forlì, racconta ogni giorno frammenti grandi e piccoli della rete e il suo libro sembra una continuazione del flusso dei suoi contributi. La vista da qui. Appunti per un’internet italiana dimostra ancora una volta sua attenzione per i dettagli, la sua sensibilità per la sintesi e la sua cura per le parole. Ma soprattutto è un’esplorazione della relazione tra l’autore, la rete e il resto del mondo, specialmente il resto dell’Italia. Mantellini ha aperto tanti anni fa la sua capacità di ascolto alla rete. Ne ha compreso la cultura e la sostanza, tanto da essere ormai un riconosciuto maestro nell’arte di guardare a sé stesso e all’insieme della società attraverso il campo di osservazione che la rete ha costruito. E per questo i suoi giudizi vanno presi in attenta considerazione: non sono dettati da pregiudizi, ma da esperienza e buon gusto.

Il libro attraversa i grandi dibattiti sull’internet che si affacciano ricorrenti e sempre attuali in Italia. Dalla scuola alla politica, dal copyright alla crisi dell’editoria, dalla trasformazione cognitiva che viene collegata all’uso della rete alle minuzie della vita quotidiana abilitata e invasa dai gesti che gli schermi con i quali ci si collega alla rete hanno reso tanto frequenti. Infastidito da chi non capisce, tollerante verso chi non sa, feroce nei confronti di chi dovrebbe politicamente decidere, e non decide per ignoranza o distrazione, di puntare sulla rete per adeguare la società italiana alla contemporaneità. Mantellini, che appena può fa simpaticamente professione di modestia, per rispetto alla grandezza dei problemi, non si trattiene quando è consapevole di parlare in nome di un’interpretazione veritiera della rete: in quei casi sa dare una risposta secca alle domande che la meritano, come quelle che riguardano il futuro del copyright (fa riformato) o l’esistenza dei nativi digitali (non sono più consapevoli dei grandi del senso della cultura digitale), i programmi di rinnovamento dell’istruzione (minimalismo è meglio: un notebook, una connessione e un proiettore) e il valore della comunicazione politica online (ne avessero azzeccata una). Interprete sincero della rete, Massimo, sa dare all’insieme una voce.

Ma alla fine, come all’inizio, è il godimento di una bella penna che spinge a leggere e a invitare a leggere il libro.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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