Enrico Giovannini aveva quasi completato il suo libro “Scegliere il futuro” prima di diventare ministro. E lo pubblica ora che ha terminato quell’esperienza.
Il libro è prezioso quanto veloce. Puntualizza l’importanza della diffusione di informazioni sui fatti, ovviamente, sottolineando soprattutto le notizie basate su statistiche generate con metodo di qualità. Osserva come un sistema economico tragga valore dalla disponibilità di informazioni statistiche diffuse, tempestive e capillari. Chiarisce che quel valore è moltiplicato, o depresso, dal contributo dei media: la quantità e qualità dei rapporti che i giornali dedicano alle informazioni statistiche può valorizzare o distruggere la diffusione dei dati. Infine, mostra come la disponibilità di dati diventi conoscenza se la società è capace di comprenderli.
Da quest’ultimo punto di vista, gli italiani non sono molto bravi a capire le statistiche. E non stupisce per un paese che ha livelli di analfabetismo funzionale tanto elevati. Giovannini lo dimostra con le statistiche, ovviamente. Le fonti sono Ocse e Banca d’Italia. In Italia, la percentuale delle persone che si dimostrano di scarsa competenza matematica e di pessima capacità di comprensione di dati finanziari supera il 25% contro medie Ocse tra il 3 e il 5%.
La diffusione di dati a scopo polemico o sensazionalistico piuttosto che per la conoscenza dei fatti sembra essere connessa a un atteggiamento diffuso che attribuisce scarsa credibilità alle statistiche. L’analfabetismo funzionale di certo non aiuta. Il contributo dei media è insufficiente. Ora abbiamo la possibilità di agganciare il nuovo treno dei Big Data. O di perdere un altro po’ di tempo.
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