Questa settimana si è discusso di blog e alcuni contributi sono stati notevoli. Giuseppe ne ha riconosciuto l’attualità, nonostante la lunga storia del dibattito sui blog. Non si tratta più ovviamente di parlarne come di un fenomeno emergente nel campo che una volta era quello del giornalismo, come dice Mario. Si tratta di ammettere che il cms originario dei blog è ormai usato per qualunque genere di pubblicazione – wordpress, per esempio, è sempre più generalizzato – e dunque qualunque cosa potrebbe essere tecnicamente definita blog. Ma si tratta anche di ricuperare il senso dell’attività di autori distribuiti nel mondo che collaborano alla condivisione di conoscenza, al filtro dell’informazione, all’esplorazione delle possibilità di ciascuno di approfondire insieme agli altri. E collaborando, linkandosi, acquisiscono importanza insieme. Il loro contributo si è riposizionato rispetto alle origini, perché nel frattempo sono nati i social network. Ma l’esplorazione è tutt’altro che conclusa. E la calma che pervade un autore di testi riflettuti è un valore da non sottovalutare.
Questa settimana si è parlato di agenda digitale e un sacco di temi legati al cambio di governo, ovviamente. Se ne parlerà molto anche nei prossimi giorni, ovviamente. Ma emerge, anche attraverso Alessandro Fusacchia, una domanda: i capi di gabinetto e i direttori della burocrazia possono molto più di quanto non ritengano i cittadini nel definire l’efficacia dell’azione dei politici al governo, soprattutto appena arrivati. Anche per questo ci si domanda se abbia senso concentrare l’azione dedicata all’innovazione e all’agenda digitale in un ministero dedicato o se questa debba pervadere tutti i membri del governo. La questione non è per niente teorica.
Intanto, ecco alcuni articoli che mi sono messo da parte:
BITCOIN: A flawed currency blueprint with a potentially useful application for the Eurozone
How Stotify builds products
Big Data? Big Love!
The Dawn of the Age of Artificial Intelligence
Net neutrality is dead. Bow to Comcast and Verizon, your overlords
A proposito di The Dawn of the Age of Artificial Intelligence, sto leggendo il libro che gli autori hanno appena pubblicato, The Second Machine Age. Per la cronaca, lo stile del libro è quello tipicamente americano, nel bene e nel male.
La mia (personalissima, intendiamoci) impressione è che i due siano troppo ottimisti. Concordo con la loro definizione dei tre punti chiave che hanno portato a questa seconda età delle macchine, vale a dire la crescita esponenziale, la digitalizzazione e la ricombinazione. Però mi pare che glissino amabilmente sulla differenza tra “good” e “good enough” (mi toccherà scrivere dell’equazione logistica…) e soprattutto che ci sarà bisogno di un altro po’ di cigni neri nel senso positivo del termine, cioè rotture di paradigma al momento non prevedibili.
Detto in altro modo: i risultati attuali si hanno perché siamo passati dall’intelligenza artificiale vista come “buttiamo dentro tante regole e vediamo come si comporta il computer” a quella vista come “buttiamo dentro tanti dati e vediamo le correlazioni che si possono fare”. Approccio che ha dato sicuramente buoni risultati, ma che appunto non era prevedibile a priori…
(sul tema principale del post, e cioè sul ruolo dei blogger, dovrei scrivere un pippone che non finisce più!)