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Link. Letture domenicali. Wifi, agenda digitale, design e basics

Stefano Quintarelli commenta sul suo blog da parlamentare il passaggio del “decreto del fare” che parla di “wifi libera” (sic). Quintarelli segnala gli argomenti coinvolti dall’annunciata liberalizzazione e suggerisce di aspettare a vedere il testo completo senza accontentarsi del comunicato stampa. Perché, dice in sostanza, la complicatezza della legge attuale sul wifi in Italia è tale che non sarà facile… semplificarla. Sta di fatto che non si vede l’ora di poter andare in un bar che offre il wifi senza paura, in una città che offre il wifi senza troppe registrazioni, in un paese nel quale la gente dà per scontato che ci si connette dovunque senza se e senza ma, superando la costosa e limitante mentalità per la quale si deve sempre andare in rete mobile. Con un punto da tenere a mente: la neutralità della rete fissa si estende al wifi, la mancanza di neutralità della rete mobile è un rischio latente di innovazione vincolata alla strategia degli operatori.

Gigi Cogo su Pionero disegna l’ingorgo decisionale che si potrebbe creare nelle operazioni necessarie a far avanzare l’agenda digitale. Bisogna ammettere che anche così come sono le cose sono inglofate: quasi tutti gli adempimenti e i regolamenti d’attuazione dei decreti sull’agenda digitale emessi dal governo precedente, per esempio, non sono stati conclusi proprio perché ciascuno di essi comporta la collaborazione di molti ministeri e agenzie, che senza un coordinamento forte non sembrano andare avanti: lo dimostra il Monitoraggio dell’attuazione dell’agenda digitale italiana pubblicato il 27 maggio 2013 dalla Camera dei Deputati. Si spera davvero che le cose si chiariscano meglio di come giustamente teme Gigi. Forse non è impossibile. Ma di sicuro è necessario. In proposito, sappiamo solo che le decisioni (col corredo di voci non verificate) saranno definite dopo il G8 di domani e dopodomani. Non c’è molto da aspettare.

Massimo Chiriatti cerca di rispondere alla domanda: perché la vita delle grandi imprese si riduce? Osserva Chiriatti che le più grandi aziende quotate alla borsa principale di New York tendono da tempo a durare meno. I conti sono Innosight. E dicono che, se si continua al ritmo attuale, nel 2020, il 75% delle più grandi imprese saranno diverse da quelle che oggi sono i maggiori colossi. È una conseguenza dell’accelerazione dell’innovazione tecnologica, che disintermedia, accelera la crescita delle nuove imprese, ridefinisce i mercati.

Altre segnalazioni importanti. Da Luca Filigeddu: How open data is transforming democracy in Africa. Da Sam Muirhead: Worried about surveillance online? Da Sara Roversi e Michele d’Alena: Ads with a new purpose.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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