Supponiamo che il Pd esista ancora dopo il parricidio. Supponiamo che abbia quindi assunto una fisionomia adulta. Supponiamo che la follia del momento sia superata da una bella e franca discussione. D’Alema farebbe la stessa fine di Marini, forse. E anche se eletto con il voto della destra e di qualche frangia del Pd che cosa si farebbe poi? Un governo di destra.
Supponiamo che il Pd diventato adulto ammetta la sconfitta di tutti i suoi tentativi di tenere il pallino in mano.
Allora la strada più chiara è quella con la quale tutto questo percorso era partito. Il Pd vota un uomo che può riconoscere, Stefano Rodotà, portato alla competizione per la presidenza della Repubblica dal M5S.
Stefano Rodotà diventa presidente. E poi si fa un governo tra il Pd che ce la fa ancora a stare in piedi e il M5S. Chiedendo anche ad altri di votare sulla base di un’agenda di riforme forte e precisa. Ce la si può fare. (Sole, Grillo)
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Per Stefano Rodotà presidente
ma quale fiducia si può ancora dare a un partito che costringe alle dimissioni il suo candidato premier subito dopo le elezioni?
Questo ragionamento funziona in un mondo normale, non nella finzione della democrazia italiana. Dove destra e sinistra non esistono più e sono solo dei simulacri vuoti, atti a coprire un gruppo di lobbisti .
Per cui Di Biase hai ragione, ma vedrai che la soluzione sarà un’altra. Questi partiti devono morire, ma lo faranno lentamente…
A meno che noi italiani non gli diamo la mazzata in testa rapidamente