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Monete locali. Curiosità su una proposta vagante nella campagna elettorale in Lombardia

Recementemente, un candidato alla Regione Lombardia ha proposto l’introduzione di una moneta locale (Repubblica, in fondo all’articolo). Personalmente, ho visto una moneta locale emessa da un’istituzione locale che circola accanto a una moneta globale: è Cuba, dove la moneta “locale” circola accanto al dollaro. Il fenomeno ovviamente è vagamente illegale, ma tollerato perché dà fiato all’economia reale.

Le monete alternative a quelle istituzionali non mancano nel mondo (Wikipedia). Ci sono le monete che circolano all’interno di comunità o centri di divertimento (casinò o villaggi turistici). Ci sono le monete che si adattano a certi particolari settori del commercio, o che facilitano il baratto. Ci sono le monete che si sviluppano in piattaforme grandi o piccole (un famoso tentativo è quello di Facebook, più recente quello di Amazon).

La moneta in un certo senso è semplicemente un’unità di misura che serve alla condivisione di informazioni intorno alle ragioni di scambio tra particolari merci e servizi. Questa informazione viene a sua volta scambiata, “memorizzata” (cioè tesaurizzata), elaborata (cioè sottoposta a varie forme di trattamento matematico, dalle più ovvie sul confronto tra i prezzi alle più sofisticate, pure troppo, che si inventano le istituzioni finanziarie orientate alla speculazione.

Non è difficile partire con un progetto di moneta locale. CommunityForge per esempio offre una piattaforma opensource per creare sistemi monetari destinati a progetti specifici, applicato a quanto pare in più di 500 casi. Il difficile è capire se serve, se aggiunge valore, se ha senso. E quali conseguenze può avere.

Il problema di questa condivisione di informazione consiste nello scopo che si prefigge e nella fiducia che riesce a conquistare nella popolazione coinvolta. Se per esempio un territorio sviluppa una particolare scarsità di fiducia in una moneta internazionale può costruirsene una locale per i rapporti interni. Ma strategicamente dovrà sempre confrontarsi con la moneta internazionale per le transazioni con l’esterno. Il che può tradursi in costi superiori di transazione senza particolari vantaggi. Raramente è un’istituzione locale o regionale a formare una sua moneta (casomai lo fanno gruppi economici o sociali che hanno una motivazione precisa e riescono a definire un vantaggio specifico, oltre a godere di vera fiducia da parte degli utilizzatori): è ancora più difficile se quell’istituzione ha una storia di scarsa qualità nella gestione del denaro pubblico.

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  • Sinceramente avevo buttato là la cosa sin dal 2007, via blog di Beppe Grillo. La mia proposta fu semplice: mantenere la moneta locale e usare gli euro SOLO per spostamento estero. Ti rechi in Germania o Olanda o altro pasese della UE? Userai l’euro ad un tasso prestabilito iniziale (l’attuale) . Ma poi non proseguii, dato lo scarrso interesse rilevato.

    Farlo ora con l’euro già in funzione da troppo, porterebbe squilibri e costi che attualmente sono troppo onerosi per tutti. Anzi forse potrebbe divenire un’altra speculazione bancaria…

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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