Piccole chiose in merito ai precedenti post. I motivi per cui in Italia si fatica a cambiare sono forse più chiari del metodo con il quale si può comunque contribuire al cambiamento. Ma qualche considerazione è possibile:
1. Nemmeno i politici con un’agenda possono sapere tutto. Molti cittadini sono più esperti di loro in alcuni settori. Quei politici che puntano sull’agenda e sul metodo dovrebbero organizzare l’ascolto dei movimenti e dei cittadini che articolano punti di vista, suggerimenti, istanze, sulla base di competenze specifiche. Poi dovrebbero aggregare quelle proposte e articolare delle sintesi compatibili con il quadro generale. Da qui migliorare l’agenda e renderla un’opera aperta.
2. Lo scopo di questo processo è certamente quello di sviluppare l’agenda attraverso la partecipazione. Ma anche di far vedere che è possibile contribuire all’innovazione. Il che può spostare l’asse delle alleanze che di fatto si sviluppano tra le varie parti della società. Dovrebbe contribuire a fare apparire più conveniente partecipare all’innovazione che convivere con la conservazione.
3. La fretta rende tutto questo difficile, ovviamente. Ma quello che conta è l’impostazione. L’urgenza e la strategia si uniscono nell’idea di lavorare in base a una roadmap.
Tutto questo richiede un lavoro di affinamento, approfondimento e maturazione dell’uso dei media digitali. Che non sono un nuovo sistema per la promozione di liste in chiave meramente elettorale. Ma un ambiente di lavoro e condivisione. Imho.
Ciao Luca, volevo segnalarti al riguardo: http://www.iltempo.it/abruzzo/2012/12/28/1382922-chiodi_presidente.shtml
[…] agenda del paese come come metodo, sulla difficoltà di cambiare l’Italia e sulle partecipanda per il paese, qualora lo si volesse comunque cambiare, oltre che da mie precedenti considerazioni […]