Sull’Economist un breve vademecum per i capi dei regimi autoritari che fingono di reggersi su un sistema di elezioni democratiche.
1. «Tutto comincia con la televisione, nella quale la maggior parte degli elettori (specialmente i più poveri e meno istruiti) trovano la più parte delle loro informazioni». Il capo di un regime deve accettare un poco di concorrenza. Ma si deve assicurare che i suoi alleati controllino i principali network televisivi».
2. La televisione deve dare notizia continuamente dei successi del capo del regime.
3. Questo fa di quel capo un «marchio dominante» nella mente degli elettori.
4. A questo punto il resto è facile: il capo del regime deve disegnare la legge elettorale e la geografia dei collegi in modo conveniente per lui («se siete in dubbio su come fare basta guardare a come questo viene fatto in America»).
5. Una buona idea è sostenere surrettiziamente alcuni piccoli partiti di opposizione che indeboliscono i partiti di opposizione più grandi.
6. Si possono costantemente lanciare messaggi di disinformazione per screditare gli arbitri e le istituzioni anche internazionali che sono preposte a garantire il corretto funzionamento del sistema elettorale.
7. Meglio se i capi fanno poca campagna elettorale ma usano la televisione per farsi vedere impegnati in affari di stato.
8. Se serve si possono anche controllare e alterare i risultati dei programmi elettronici di conteggio dei voti.
Commenta l’Economist che naturalmente tutto questo serve per essere eletti ma non aiuta a governare bene quando si è eletti. «But who said politics was easy?»
é proprio vero !Sono in corso le elezioni in Iran e il governo non fa che mandare alla TV false immagini di seggi strapieni quando invece l’affluenza è stata bassa .Ma in fondo non stupisce più di tanto,basti vedere quello che succede nel nostro paese per rendersi conto di come la TV sia il Big Brother del terzo millennio in grado di manipolare le menti dei più .