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Esauriti dalla (necessaria) regolamentazione delle telecomunicazioni

Ancora una volta ci si trova davanti a una decisione che lo Stato deve prendere sulle regole che governano le telecomunicazioni. Si tratta della forma che avrà la concorrenza nel caso si faccia la banda larghissima. Scrive Alessandro Longo: “Agcom sta per decidere le regole, forse il 12 o il 20 dicembre. E da queste dipenderà se e come si svilupperanno le offerte 100 Megabit in Italia.”

I provider alternativi protestano perché temono che le nuove regole non garantiscano la concorrenza. D’altra parte la Telecom Italia vuole avere qualche garanzia per il ritorno degli investimenti e considera un eccesso di regole favorevole ai concorrenti come una minaccia. Il giusto equilibrio è estremamente difficile da trovare.

Sta di fatto che avendo lasciato l’unica rete fissa in proprietà dell’ex monopolista pubblico, la privatizzazione ha creato – non solo in Italia – una situazione nella quale solo la regolamentazione analitica può garantire la concorrenza. Una rete pubblica disponibile per tutti i provider di servizi avrebbe forse creato meno problemi. Ma la quantità di regole che questa scelta originaria ha reso necessarie è tale che ogni innovazione nel settore si trova impantanata in una guerra di lobby, in un’infinita serie di battaglie tecno-contrattuali, arricchendo gli studi legali più che alimentando il progresso del settore. I consumatori si trovano a subire. E gli osservatori esauriscono le energie nell’analizzare ogni minimo dettaglio regolatorio, immaginandone le conseguenze, ma senza mai poter arrivare a una visione chiara, netta e trasparente che consenta a chi investe e a chi acquista di poter scommettere su uno sviluppo di lungo termine del settore.

L’agenda digitale in questo modo si riempie di appuntamenti meno che importanti per la costruzione di un paese avanzato.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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