Una bambina è stata rapita. Un giornalista di News of the world è entrato illegalmente nella segreteria telefonica. Ha ascoltato le telefonate, le ha cancellate, ha scritto il suo scoop. La bambina poi è stata uccisa. La polizia ritiene che il giornalista abbia interferito in modo gravissimo nelle indagini. Il giornale è di Murdoch. (Reuters)
Molti si domandano se alla fine Murdoch la pagherà.
L’ipercompetitività dei giornali scandalistici inglesi è un carattere tipico di quel medium. Ma non per questo tutti i giornalisti si comportano in quel modo. E nessuno si preoccupa di pensare all’insieme dei giornali scandalistici come a un sistema che merita delle leggi speciali.
Anche internet è un sistema sul quale si fa informazione. La maggior parte della gente la fa in modo corretto. Qualcuno invece approfitta della sua posizione per far del male agli altri. Alcuni di costoro sono perseguiti e pagano, altri la fanno franca. Ma in questo caso, a differenza di quando parlano dei giornali scandalistici, molti si preoccupano di internet come di un’entità unitaria e propongono leggi speciali. Perché mai?
È vero che i responsabili dell’editoria tradizionali sono formalmente noti e che è qualche volta possibile che i responsabili dell’informazione online si nascondano dietro l’anonimato. Ma è anche vero che – come è successo ieri – gli anonimi possono essere talvolta comunque scoperti e perseguiti, come è vero che i non anonimi editori, pur colpevoli di malefatte, possono essere talvolta non perseguiti perché difesi da logiche complesse legate al loro grande potere…
Le differenze sono più teoriche che pratiche, si direbbe. E poi ci sono differenze nell’abitudine sociale ai diversi media. C’è evidentemente bisogno di una maturazione culturale nei confronti di internet, strumento molto giovane e dunque per qualcuno più temibile. In tutti i casi, non sono le leggi speciali a risolvere i problemi: la prima difesa è la capacità del pubblico di riconoscere i portatori di bufale e i malfattori dai produttori corretti di informazione affidabile. Sia sui mezzi tradizionali, sia sui nuovi mezzi. Imho.
L’argomento è solo vagamente tangente la questione in discussione oggi all’AGCOM, ovviamente. Si tratta di questioni di merito profondamente diverse. Ma un punto è comune: internet è un mezzo da comprendere prima di regolarlo con leggi speciali, non va intesa come un’entità unitaria ma come un insieme di casi di persone e organizzazioni che la usano a modo loro, nell’illegalità o nella piena correttezza, non è un luogo di crisi ma una grande opportunità civile. Che va compresa. Per questo dalla riunione di oggi deve uscire la decisione di una lunga e ampia consultazione.
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