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Ma internet non è un villaggio

offensive_internet.jpgThe Offensive Internet, curato da Saul Levmore e Martha Nussbaum, si domanda come risolvere la questione sempre più citata del rapporto tra libertà di espressione e qualità dell’informazione su internet. Come salvaguardare la meravigliosa facilità di comunicazione e condivisione di idee e notizie offerta dalla rete e insieme migliorare l’affidabilità del risultato, evitando strumentalizzazioni, manipolazioni, inganni e quant’altro?

La ricerca degli autori parte da una domanda: si può adattare a internet quello che abbiamo imparato a proposito di questa questione in un contesto più conosciuto? Per esempio, regolandoci su internet come avremmo fatto in un villaggio tradizionale? Oppure la rete è un contesto talmente nuovo e inesplorato da imporre l’elaborazione di un pensiero totalmente nuovo?
Nel villaggio, in fondo, sapevamo come scegliere le fonti dell’informazione, sapevamo un po’ tutto di tutti ma avevamo anche modo di leggere criticamente quello che si diceva in giro delle persone e dei fatti. Se internet è come un villaggio e se il villaggio si sapeva autoregolare, basterà ritrovare quell’esperienza storica e farne tesoro anche online. Se invece la rete è qualcosa di totalmente diverso, per esempio per il fatto che è uno spazio definito dall’effetto-rete che impone a “virtualmente” tutti di stare dove stanno tutti gli altri, sarà difficile lasciare il villaggio e andare altrove nel caso si voglia recuperare una propria indipendenza culturale o di vita. Se internet è definita dall’effetto-rete e se questo genera delle forme di “monopolio” cui nessuno può sfuggire, la metafora del villaggio non funziona più.
Recensioni più qualificate sono su:
L’anonimato o la trasparenza saranno la nuova utopia? Mashable cita una infografica di Namesake: sei chi dici di essere? (Secondo altri la soluzione sta nell’ammettere che “siamo quello che gli altri vedono che siamo”; ma è un po’ relativista…). In ogni caso, su Namesake c’è un’interessante infografica…
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Molto intuitivamente, ho l’impressione che in futuro ci saranno ancora tutte le tensioni: anonimato e trasparenza, espressione e controllo, rivolta e censura; la rete non è ancora stata digerita dalla società, che cerca nelle sue antiche metafore qualche guida intellettuale. Ma l’esperienza che ne abbiamo fatto è ancora troppo limitata per consentirci di decidere senza pregiudizi e interessi manipolatori. L’esperienza dice che fino a che è neutrale, la rete può generare problemi e soluzioni a getto continuo, sicché dalla complessità emergano comportamenti da sperimentare e poi valutare. Il meglio, probabilmente, è vivere la nostra storia con intensità e piglio critico, dando un contributo attivo ogni volta che si vede qualcosa che si può migliorare. Imho.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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