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Segregazione culturale

Leggendo “La cultura degli italiani” per seguire le informazioni raccolte da Tullio De Mauro sull’analfabetismo funzionale degli italiani. Una segregazione culturale che tiene fuori una maggioranza di italiani dalle abilità fondamentali per vivere in pieno nella società contemporanea. Non sanno proprio leggere oltre il 30%. Non capiscono quello che leggono oltre il 50%. Non leggono mai circa 70%… De Mauro è esigente, ma bisogna ammettere che di questo si parla troppo poco… Tra l’altro, l’unica dinamica albafetizzante, dice De Mauro, in un contesto altrimenti di peggioramento, negli ultimi anni è stata innescata da internet che ha alimentato l’inclusione di una fascia di popolazione che era poco sotto la soglia minima di accesso agli strumenti della lettura e che l’ha superata per gli stimoli trovati in rete.

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  • Albafetizzante mi procura un’idea deviata del problema ma credo che De Mauro abbia proprio ragione. ll vero problema è che questo accesso agli strumenti di lettura ha diminuito notevolmente il livello di qualità della rete. E’ un dazio da pagare. Fortunatamente la rete è (quasi) abbastanza grande per tutti.

  • L’esistenza di ognuno è legata più che mai al modo in cui le informazioni passano. Per molti italiani un tentativo di imitazione e di trasmissione di valori non definiti, un costante tentativo di imitazione della pseudo-realtà mediatica “iniettata” giorno su giorno. Più riesco a tenerti ancorato ad aspetti legati al breve –con una visione contingente e limitata alla sopravvivenza del tuo vivere- più si perde l’esigenza di appartenere a un sistema di relazioni che accrescono e nutrono la consapevolezza del vivere e quindi ricercare stimoli e crescere come individuo. Facile andare alla deriva sociale se non in grado di percepire il sitema come ambiguo e chiudente.

  • Dunque la funzione educativa è passata dalla tv ad internet. Non sappiamo se sia un bene o un male ma da tempo discutiamo di analfabetismo dul tuo blog Luca. E cosa ne è uscito fuori se non dati allarmanti? Dare una NGN a questo Paese ci tirerà fuori dalla segregazione culturale?
    Mi piacerebbe ci fosse una discussione unitamente all’analfabetismo sui dati raccolti dall’ISTAT che ho segnalato qui. Mi pare che nessuno ne abbia parlato. http://www.dariosalvelli.com/2011/01/se-togliamo-internet-risparmiamo-9-euro-al-mese

  • Questo argomento mi sta particolarmente a cuore.
    A mio avviso il problema è molto più radicale, non necessariamente collegato a internet o alla cultura digitale (lo dico da appassionata della materia). Qui stiamo parlando di un livello di cultura diffusa che permetta al normale cittadino di conoscere ed esercitare i propri diritti, sapere quali siano i propri doveri, comprendere i contenuti di un atto amministrativo che lo riguardi, firmare o no un documento che lo impegni a fare qualcosa, oppure semplicemente aprire una pratica perché interpretare la cartellonistica non è un problema (vi sembra incredibile? Provate a girare per uffici pubblici: al di là della disponibilità di fare una cosa da solo/a, per alcune persone l’indipendenza è un problema per oggettiva mancanza di strumenti, e sto parlando di italiani anche GIOVANI).
    Il livello base è questo, su questo si costruisce: dallo studio del sanscrito alla ricerca scientifica più innovativa.
    In altre parole: a mio parere internet può servire, e ai più ricettivi serve già senz’altro, ma per raggiungere e CONSOLIDARE i grandi numeri – ovvero ciò di cui un paese moderno ha bisogno – serve una qualità sempre più elevata del sistema di istruzione.
    Poi leggi notizie come questa e ti cascano le braccia
    http://www.oua.it/NotizieOUA/scheda_notizia.asp?ID=4073

  • Aldilà di possibili riferimenti politici (non mi pare la sede opportuna), penso che l’azione costante della televisione abbia operato in 30 anni un cambiamento evidente. Dall’impegno degli anni ’70 – un impegno in generale ideologico e quindi riferito a modelli culturali, di qualsiasi colore – si è passati a modelli di disimpegno. Il che sarebbe anche naturale, non fosse però che l’azione disgregante della televisione, sempre più povera e sempre più banalizzata, ha allargato il gap e distanziato ancora di più la popolazione dalla cultura/lettura. Insieme, il ruolo impoverito della scuola, la crescita di modelli sociali vincenti impostati su valori differenti e denigranti rispetto alla cultura tradizionale, oltre all’incapacità italiana di capire il cambiamento, hanno determinato la situazione attuale. Che dire? E’ desolante. Che non se ne parli, sopratutto.

  • Scusate se torno sull’argomento.
    Secondo me le osservazioni di De Mauro hanno molto (tutto) a che vedere con questa frase pronunciata ieri da Obama durante il suo discorso sullo stato dell’Unione:
    “Nei prossimi dieci anni, la metà dei nuovi posti di lavoro richiederà un’istruzione che va oltre un diploma di scuola superiore. E intanto oltre un quarto dei nostri studenti non finisce nemmeno quella.”
    http://www.ilpost.it/2011/01/26/obama-discorso-stato-unione/
    Venendo a noi, Internet ormai è il combustibile che tiene acceso il fuoco, ma l’istruzione è la scintilla che lo accende.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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