John Brockman è uno scopritore di talenti intellettuali. La sua storia è quella di un leader nel settore più straordinariamente umile e importante dell’evoluzione culturale: tra i Digerati lui era “the Connector”.
L’ho visto ieri con Steward Brand e con Clay Shirky. Due mostri sacri del pensiero innovativo americano. Lui che ha contribuito chiaramente al loro successo è trattato con rispetto. Ma a sua volta risponde con un’empatia e un orientamento all’ascolto che mi è sembrato da sottolineare: Brockman è un esempio. Un maestro che non cessa di imparare.
Steward Brand era stanchissimo ieri. Ma ha dato una prova di forza e libertà intellettuale molto rilevante. Un ambientalista capace di idee pragmatiche senza timori ideologici. Aveva fatto un Catalogo di prodotti utili alle persone che volevano costruire a modo loro la loro vita, tanti anni fa. Ora ha fatto un catalogo di idee utili alle persone che vogliono costruire a modo loro le loro opinioni. Da Whole Earth Catalog, a Whole Earth Discipline. (Tradotto in Italia da Codice Edizioni). Discutibile in tutto. Ma intellettualmente libero.
Ma ieri è stata anche la sera in cui ho parlato a lungo con Clay Shirky. È un tipo fighissimo. Una mente fina – riferimenti storici, competenza di network, invenzione di idee… – ma di quelle con cui si va volentieri a mangiare una pizza. Entusiasta di parlare e scambiare idee. Molto gentile e desideroso di ascoltare, quanto di spiegare il suo punto di vista. Fa sentire New York un posto vicino come Parigi. E l’università degli studi una realtà ancora viva per tutti i liberi pensatori.
(Grazie a Vittorio Bo, per l’opportunità)
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