A quanto pare la credibilità si guadagna con un lungo lavoro e si perde in un attimo. E quando si perde non si ricostruisce se non con un lavoro almeno altrettanto lungo.
In questo, evidentemente, assomiglia all’equilibrio ambientale. Un sistema ecologico ci mette milioni di anni a formarsi, ma si può distruggere in breve tempo.
Se resiste, quando resiste, è solo grazie alla biodiversità. Una monocultura come quella delle aragoste del Nordamerica, diceva Johan Rockström a Ted, sembra estremamente efficiente. Ma basta l’inserimento anche casuale di un organismo esterno per distruggerlo. L’equilibrio ecologico di lunga durata si forma attraverso la biodiversità.
La credibilità a sua volta resiste meglio se non è basata su un’unica caratteristica. Ma si attribuisce a una persona della quale si conoscono i caratteri distintivi, i valori, i fatti compiuti, le complessità e persino i difetti. La credibilità ottenuta per manipolazione di una o due caratteristiche della persona è fragile.
Un sistema dell’informazione è credibile se è dotato di infodiversità. Altrimenti è fragile. E prima o poi crolla.
(Ma anche le persone hanno bisogno di infodiversità: se si chiudono in un ghetto culturale finiscono per avere una visione del mondo fragile).
In effetti questa chiave di lettura è parecchio interessante: è proprio questo il motivo per cui i free software, pur non essendo molto diffusi tra gli utenti medi, hanno dei sostenitori molto motivati; essendo caratterizzati da un’elevata infodiversità (ed essendo sottoposti alla selezione naturale), sono altamente credibili, e quelli che non lo sono vengono abbandonati dagli sviluppatori nel giro di pochi mesi in favore dei progetti di grande successo (Linux, Gnome, Debian etc.).