Nella versione tradizionale del Risorgimento, i cattolici erano molto arrabbiati con l’Unità d’Italia, mentre il Piemonte ne era l’artefice e il principale sostenitore. Evidentemente occorreva una riforma per modernizzare la situazione.
Oggi, i vescovi italiani sono a favore dell’Unità d’Italia, a giudicare dall’intervento del cardinale Angelo Bagnasco. Mentre i rappresentanti del Nord Italia, del partito che tra l’altro ora guida il Piemonte, sono piuttosto disinteressati a celebrarla.
Eterogenesi dei fini: e l’esperimento è ben lungi dall’essere concluso.
Faccio sommamente notare che NON ESISTE UNA FESTA NAZIONALE CHE CELEBRI L’UNITA’ D’ITALIA. Il 2 giugno è un’altra cosa, e il 25 aprile meglio non parlarne. Ora, i miti fondativi sono cose serie. Non si può eliminare la festa dell’Unità d’Italia (c’era il 20 settembre, eliminato per evitare attrriti con i (demo)cristiani) e non parlarne per 64 anni e poi, d’un botto, in pompa magna, “celebrarla”. Fa ridere. Già la celebrazione dei 100 anni, nel ’61 a Torino, fu un mezzo flop, salvato da Gianni Agnelli che fece venire Walt Disney con una specie di cinema surround, le altre mostre erano degli stand da Fiera del Turismo e Artigianato un po’ più pretenziosi.Poi c’era la monorotaia, che venne immediatamente smantellata e lasciata a marcire, come le architetture di Nervi.
Coerenza, please.
Ho sentito e ho capito, Luca
Oggi ho scoperto che i colori del tricolore con cui Bossi voleva pulirsi sono quelli della Legione Lomabrda che nel 1796 appoggiò Napoleone: il verde è il colore araldico dei Visconti e il bianco e il rosso i colori della bandiera di Milano con la corce di san Giorgio.
Wikipedia bisognerebbe citarla tutta: il verde era sì il colore dei Visconti, ma non è che fosse quello il motivo per cui venne adottato dai Cispadani: era il colore delle divise della Guardia Civica milanese, istituita nel 1782, guarda caso, dagi Austriaci… e quanto al bianco e al rosso, è vero che appare nello stemma di Milano, ma la croce rossa in campo bianco è un emblema dei crociati, e come tale appare (anche a colori invertiti) in tanti stemmi di comuni di parte Guelfa. Come tale, è un simbolo di sottomissione (teorica) al Papa. A ravanare nei simboli si hanno sorprese….
Veramente la scoperta l’ho fatta su Cia Factbook, anche se poi ho verificato su Wikipedia. Quello che volevo sottolineare e di cui non mi pare si parli mai è che l’Unità fu spinta dalle regioni del Nord, che vi parteciparono soprattutto (anche se non solamente) uomini del Nord e che i simboli erano simboli del Nord. Il fatto che adesso la Lega metta in discussione l’Unità al grido di Roma ladrona nasconde un fatto: che se davvero il Risorgimento è fallito, è un fallimento del Nord e del suo progetto liberale (e un po’ colonialista). Anche il fascismo (inteso come tentativo di dare compimento al Risorgimento: italianizzazione del Tirolo, trasferimento di veneti a bonificare le paludi pontine, orgoglio nazionalista, etc) fu un progetto e un fallimento del Nord e di uomini del Nord. Adesso con la Lega il Nord si rimangia tutto e riprova a disegnare l’Italia, ma con che curriculum questi uomini del Nord vengono a proporci progetti per il Paese? Prima facciano e facciamo un esame di coscienza pubblico, basta imbrogli e scopriamo le carte.
Chi sono i cattolici oggi in Italia?
Scusa, Alberto, ma attribuire alla Lega Nord il fatto di rimangiarsi la “spinta” di una parte minuscola delle popolazioni del nord 150 anni fa mi sembra surreale. Ma tanto su questi argomenti siamo ora e sempre al tifo calcistico.