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Tracce per la storia

Alessandro Lanni riprende e critica alcune considerazioni scritte a margine del convegno organizzato al Politecnico di Torino dedicato alla documentazione sulla quale lavoreranno gli storici del futuro per studiare la nostra società. E mette in luce un’ambiguità che va sciolta.

Si domanda Lanni se sia sensato immaginare letteralmente di lasciare ai posteri i documenti che serviranno a studiare la nostra società. E’ l’ambiguità sulla quale gioca il convegno, ma non ci si deve perdere in quell’ambiguità. Perché, appunto, «il presente spiega il passato», diceva Fernand Braudel. Ed è il presente dei posteri che spiegherà il modo in cui ci studieranno. La storia cambia nei diversi
contesti storici. Cambia quando un popolo si ricostruisce dopo una
guerra,
quando pensa di vivere nel pieno di una grande trasformazione, quando si
sente
in declino, quando emerge dopo un disastro ecologico o quando
istituzionalizza
il risultato di una rivoluzione.
Qualunque traccia che lasciamo, volontariamente o involontariamente, sarà comunque riletta sulla base delle curiosità, delle problematiche, delle metodologie, dei punti di vista che ci saranno in futuro.

E dunque ciò che pensiamo di lasciare ai posteri è comunque qualcosa che parla a noi di noi stessi.

Il modo in cui decidiamo di conservare la memoria di quello che siamo è indicativo di ciò che noi pensiamo sia importante. E il convegno è in fondo nient’altro che una riflessione su ciò che è veramente importante di noi, secondo noi. Proiettando però il punto di vista su un’ipotetico futuro, mettiamo l’accento su qualcosa che tendiamo a sottovalutare: la memoria, il criterio di decodifica di ciò che siamo in grado di documentare su noi stessi, la prospettiva con la quale guardiamo al futuro, sono tutti ambiti di pensiero collegati. E che vale la pena di connettere, ogni tanto. Perché generano pensieri costruttivi. Come dimostra la riflessione di Alessandro.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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