Una serata a Pordenone con Hans Magnus Enzensberger, maestro di conversazione. Ascolta tutti come se volesse assorbire ogni parola e poi spara i suoi pensieri laterali.
Sull’educazione ha un’intuizione. «Non è possibile che la scuola sia davvero decisa sa un ministero. Col risultato che è noiosa. Io farei un’educazione basata su contratti tra educatore ed educando… Tipo: prima regola, tu non mi annoi; seconda regola, io non annoio te; terza regola, se qualcuno si annoia ha il diritto di protestare…».
Non è solo divertente, come idea. Perché non è soltanto un sistema per far passare il tempo facilmente agli studenti e ai professori. È anche un contratto. E il contratto educa. Infatti, Enzelsberger va avanti suggerendo altri contratti, dimostrando dunque che è questo il concetto attorno al quale vorrebbe concentrare la riflessione educativa: «Altra regola: io devo difenderti, e tu devi difendere me… Come facciamo?». L’educazione alla consapevolezza della qualità della relazione, in vista di un obiettivo comune… come difendersi… Secondo me c’è un’intuizione forte, qui, anche se ovviamente in una battuta non poteva essere sviluppata.
Quando insegnavo alle medie seguivo questo metodo, ci accordavamo – mi piace la parola accordo, contratto mi ricorda quello famigerato con gli italiani brrr -. Funzionava benissimo, i ragazzi ne erano entusiasti, i colleghi meno.
Ce ne fossero di queste intuizioni ! Il problema è farle passare dalla cruna dell’ago …