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Il buon PASTORE non ha più solo pecore

Erano diversi i tempi in cui il buon pastore poteva andare a cercare la sua pecorella smarrita senza timore che succedesse qualche guaio al gregge. Da quell’antico racconto, il mondo è cambiato un po’. Le pecore hanno subito un’evoluzione. Alcune si tagliano la lana a cresta sulla schiena e la tingono di giallo. Altre affilano i denti come se volessero sembrare lupi. E altre ancora si tagliano gli zoccoli a punta per difendersi, dicono. Dicono anche che il ricorso alla genetica per sviluppare caratteristiche migliori, velocità, forza, produttività, ha generato delle forme animali più aggressive e instabili, persino divisioni nel gregge e addirittura faide intestine. Tra loro non stanno mai tranquille. E soprattutto guai a dire loro che sono delle pecorelle: nella migliore delle ipotesi ti fanno una pernacchia.

Ieri, Gianfranco Ravasi ha parlato dinnanzi a un’assemblea di amici e sostenitori ammirati dalla sua eloquenza. E soprattutto dalla sua libertà intellettuale. Lui è il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Crede che l’ambiguità tra il concetto di cultura in senso antropologico e il concetto di cultura come sapere alto sia un problema da superare. E ritiene che non ci sia nessuna conflittualità necessaria tra il percorso di ricerca scientifico e quello religioso. Ma un passaggio ha colpito l’immaginazione…
Ha parlato dell’arrivo di un gruppo di persone di altra religione in un territorio cattolico. Occorre, ha detto, pensare a rafforzare l’identità culturale e religiosa di chi abita in un territorio di immigrazione. “Specialmente se le persone che arrivano sono integraliste, il popolo che le accogliere reagisce bene solo se ha una forte identità. Questo può portare a qualche conflitto all’inizio, ma poi produce una relazione che sfocia in una nuova armonia. Molte voci diverse, come il basso e il tenore, per fare una musica migliore”.
Il pastore sa come deve comportarsi. I suoi aiutanti terreni ci stanno ancora pensando. Di sicuro il loro gregge produce un sacco di grattacapi. Rischiano di riuscire a occuparsi soltanto delle pecore rimaste evolutivamente al tempo della parabola originaria mentre il resto del gregge se ne va per altri lidi. Forse faranno davvero bene ad allearsi con scienziati, assistenti sociali, antropologi e storici. Ascoltare uno come Ravasi potrebbe aiutare.

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  • L’idea di mons.Ravasi mi pare sostanzialmente corretta. Per confrontarsi alla pari con un “altro” occorre avere molto chiaro il “sè”. Se non so chi sono, quali sono i miei principi basilari, come posso confrontarmi con gli altri?
    Purché questa coscienza sia consapevole e aperta alla relazione: non per rimanere ciascuno sulle sue posizioni (magari inconciliabili), ma per trovare un punto comune a partire dal voler tenere in piedi la relazione (transculturalismo invece di multiculturalismo) e se dobbiamo convivere.
    Su questo mi pare che destra (rifiuto a priori: sei qui e ti adatti o te ne vai) e sinistra (sei qui e vai bene come sei,cmq) siano speculari nel rifiutare proprio la relazione, imho.
    Semplificato per questioni di spazio, ciao Luca

  • Gianfranco Ravasi è una delle poche personalità “forti” presenti nel paese.
    Quanto a … il popolo che le accogliere reagisce bene solo se ha una forte identità il problema italiano è che non solo non abbiamo un’indentità forte ma, a 150 anni dall’Unità, siamo costretti ancora oggi a chiederci “qual’è l’identità italiana?C’è speranza di condividerne mai una?”.

  • Mi piacciono le parabole. Adesso ripasso il catechismo e vado a picchiare negri, marocchini, sudamericani(1), filippini(1), albanesi, rumeni, zingari(2), ebrei(2), cinesi e ___________(3)
    ========
    1) sì sono cattolici ma extracomunitari.
    2) fa parte della tradizione, dell’identità nazionale.
    3) da integrare, la lista non dve’essere considerata esaustiva.
    P.S.: in alternativa si potrebbe provare a fare a meno di queste fole neolitiche.

  • Ops! fole = favole, credenze. Credo sia italiano, o padano ma non ho controllato sul vocabolario perché non ho tempo: mi sto preparando teologicamente contro gli alieni (come dicono i ‘mericani). Sono arrivato alla Trinità, l’é düra.

  • @juhan, non conosco il marziano ma rifaccio la domanda in italiano: cosa intendi con la tua denuncia delle fole neolitiche ? Intendi che: 1) le identità etniche non esistono; 2) non dovrebbero esistere 3) altro/specificare

  • Io credo che rafforzare le proprie credenze religiose per contrapporre a quelle degli immigrati non sia la strategia migliore. Anche perché le pecore sono quelle che sono e ultimamente sempre peggio, vedi sopra. E poi i pastori a volte con le pecore fanno cose che …: avete presente l’Irlanda, o Berlino, o gli Stati Uniti? Negli altri posti per adesso non si dice.
    Ma dobbiamo proprio seguire questi pastori? anche su Canale 5?

Luca De Biase

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