Un dibattitino laterale tra vari ministri e l’istituto di statistica, secondo un pezzo pubblicato su Repubblica, in merito ai dati sull’economia italiana. Le idee che circolano sarebbero queste: l’Istat registra i dati, ma se i dati sono negativi non dovrebbe dirlo troppo in giro. Del resto, per i soldi dipende dal governo.
Non è incredibile. Visto che mentre i dati negativi si moltiplicano, le fonti dei dati vengono sistematicamente criticate dal governo (comprese Ocse e Confindustria).
Del resto, a quanto pare, molti si adoperano per fare in modo che se il governo non riesce a risolvere i problemi, almeno sia frenata il più possibile l’informazione. Intercettazioni. Voli di stato (smentita). Pubblicità su Repubblica. Sarebbe bello che tutto questo non fosse vero.
Ormai la questione si ripete, io citavo – oltre a un tuo post precedente anche Gilioli quando dice “Dittatura e libertà non sono più concetti on/off, ma poli estremi di una linea con molte fermate intermedie, concetti limiti opposti con tantissime vie di mezzo”
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Temo che il problema si porrà solamente per pochi mesi. Se da ottobre comincia la recessione vera, qualsiasi diga costruita sull’informazione sarà miseramente travolta e non farà che aumentare il malcontento. Dico temo perché immagino chi sarà a pagare questo malcontento, non certo il governo. Spero di sbagliare, Eco mi metterebbe fra gli “apocalittici”.
Anche i dati del Tesoro sono più o meno quelli gli stessi. Per quanto cavalcare l’armata delle profezia autoavverantesi possa mettere al riparo (della faccia), in tutta onestà credo sia anche peggio l’altalenanza tra fautori dell’ottimismo e catastrofisti, almeno per come il governo ha voluto incorniciare l’argomento. Anche a prescindere della scelta di convenienza che conseguirebbe da una cornice più realistica, il danno di una delegittimazione di chi per scopo istituzionale produce dati, non fa altro che tirarsi dietro altri dati e la continua escalation di smentite.
Sembra che il governo abbia perso la capacità di gestire i conflitti. Invece che di profezie che si autoavverano, bisognerebbe anche valutare il prezzo dell’incertezza creata da questo metodo della contraddizione. Dover sempre smentire non è molto economico per chi si è votato a farlo.
I dati del disavanzo fanno veramente paura, e pensare che i fondi stanziati per la crisi sono stati molto contenuti l’aggrava.