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Censis: democrazia sommersa

Il Censis segnala che il 69,3 per cento degli elettori ha formato la sua scelta sulla base delle informazioni dei telegiornali. La televisione è ancora il massimo generatore di opinioni per la maggioranza degli elettori. E la televisione è quello che è.

Censis.

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  • arriva il digitale terrestre…
    entro fine anno oltre sette milioni di case saranno, per legge, digitali.
    e se gli italiani comprassero una scatoletta che, invece di un semplice zapper, oltre alla TV broadcast sintonizzasse anche la webTV?
    magari con una guida TV intelligente e super-facile?
    e per chi ha la banda stretta, magari anche un podcast manager adatto alla Signora Maria: aggiungi il canale una volta e arrivano i contenuti.
    e un po’ di socialità, dove gli amici più ferrati possano mandare semplici messaggi con i suggerimenti
    e i blogger creare collezioni di palinsesto
    e l’auditel…
    del resto siamo da un bel po’ di anni nell’era dei Millecanali.
    e noi (e anche un bel po’ di altri), a casa, ogni sera, passiamo già mezz’oretta a guardare la punta dell’iceberg di YouTube sul televisore (spesso c’è controinformazione ai primissimi posti); palinsesto indistinguibile che basta poco a far uscire dal singolo distributore (YouTube) e far diventare trasversale (Reeplay) e quindi approssimare l’asintoto sociale di democrazia.
    pan

  • @Pancrazio, scusami ma le barzelletta del multichannel risparmiamocela. L’unica vera alternativa è Sky in monopolio satellitare che finirà, per fortuna nel 2012 e se ne avrà convenienza (nei contenuti) entrerà in altre piattaforme. Nel digitale terrestre tutti i coriandoli che vedi (con tanto di must carry del 30% della banda dei multiplex per le tv locali come per per le nazionali) vengono decise dagli editori. Tradotto, se hanno convenienza, scegliendo chi e come, ovvero nessuno impedisce che la moltiplicazione di cui parli, venga affidata all’amico non concorrente (Tarak Ben Ammar sai chi è? I giochi sono fatti da un pezzo). Un editore come De Agostini o Rcs perché vanno ad investire in Spagna? Se vuoi ti spedisco una decina di rapporti di ricerca per toglierti qualche teleentusiamo. Non quelli di DgiTv o dal Fub. Se stai facendo la tesi ti posso capire ma chiedi fonti attendibili e non grigie.

  • Ah, sei uno che fa pubblicità, allora ti capisco.
    Sì per voi sarà un affare ma non spacciamo millanterie.

  • Buongiorno @Emanuele,
    sono d’accordo con te sui coriandoli.
    Passando al digitale siamo tutti costretti ad accorgerci dei tubi da cui arriva la TV (tubi presidiati, dal cielo o dalle colline).
    Se compriamo lo zapper ci ricolleghiamo ai tubi presidiati e gli editori sono tutti contenti.
    Senza tirare in ballo la pillola rossa, Internet è l’unico tubo alternativo per la TV (oppure spegnamola http://tinyurl.com/ldqao4 )
    SKY va bene per lo sport, i film, i telefilm, i documentari…
    ma è sempre un tubo presidiato (e coordinabile). SKY sta già lavorando al broadband.
    Credo che per qualche anno ancora l’intrattenimento verrà dai tubi presidiati, ma per quello di cui parla il CENSIS credo che trovare Internet in un TV o videoregistratore possa attivare il processo (accanto a Hulu e Yalp troveremo Report, Travaglio o Enzo Biagi “one-click away”).
    Il menu però non deve essere l’ennesimo giardino chiuso.
    Sì, faccio pubblicità agli sforzi tutti made in Italy perché non so fare filosofia e per cambiare questa TV è un momento epocale.
    Chissà quando si ripresenterà.
    pan

  • Ciao Pancrazio, non sono Leopardi anche se mi piacerebbe ma sono pessimista lo stesso.
    Ho capito la tua speranza e il mio auspicio è che tu passa contribuire a mandarla in porto. Dalla realtà poco filosofica che vedo c’è:
    un momento epocale per 700.000 utenti che hanno già il canale di ritorno di cui parli in
    banda larga simmetrica, Ma per la sostenibilità dell’offerta, e-governement, e-healt, t-commerce, e-banking, e-learnig, e- il cui limite è fantasy ma non troverai informazione ma come intergare Beni culturali alle EPG (guide elettroniche programmi), i 2-3 milioni nel 2012 poco contanto nella logica del double side market. Ovvero se ci sono utenti ci sono servizi/contenuti altrimenti è un cane che si morde la coda. Questi servizi evoluti saranno (pochi) e per poche persone, residuali. Gli enti locali possonp fare la differenza se possono entrare come partner di servizi di interesse economico generale. Toccherebbe impelagarsi in un discorso lunghissimo su quel famoso 30% di banda che l’Agcom prevede per questo nelle 700 tv locali e su famosi consorzi che formeranno per investire (nessuno può farlo da solo e la maggior parte invece di stipulare accordi capitalizzarà il valore della sua frequenza vendendo). Meglio così spariranno quelle 500 che vivacchiano di maghi ma sempre che tutto scorra liscio è nel locale la rivoluzione di cui parli. Il discorso si riferiva alla piattaforma televisiva di grande pubblico, checchè se ne dica della frammentazione delle audiences. Il momento per la tv (rivuluzionario) passò e finì con la legge n.66 del 2001 che aprendo all’innovazione tecnologica, non precisò requisiti né per il rilascio delle licenze dell’operatore di rete (multiplex) né un piano per stabilire e assegnare le frequenze disponibili (in cui l’Agcom sopperì con due delibere permissive, 15/03/CONS e 417/07/CONS se non erro), tanto che la legge Gasparri trovò man fertile a disincentivare la contendibilità delle piattaforme e lasciare un residuo per i Content Provider (quelli della fantasy di cui sopra). Poi che verrà abilitata la fruizione asincrona con il set top box megagiga hard disk sono sottigliezze dal mio punto di vista. Come anche che verrà prediletto lo standard di trasmissione HD per magnificare immagini e esautorare banda eventualmente libera. Anche perché chi avrebbe, con tale barriere d’accesso, anche regolamentari, interesse a competere in tale mercato? Un matto e un amico. Rivoluzione nix.
    Evoluzione minimizzando danni dell’esitente, questa è la strategia che perseguono i
    broadcaster ora. Quello che farebbe qualsiasi persona ragionevole.
    Per l’agnizione del 2012 le reti televisive sono sistemate (nel locale no), rimangono aperti gli accordi con le telecom per la distribuzione in IpTv (anche quelli sulla avveniristica mobile tv, sistemati dal 2005 giusto per contentare il risk management tool).
    Più una guerra di diritti su contenuti
    premium per primo, sulle forze contrattuali e su chi avrà più servizi in bundling collegati.
    Chi ha già le piattaforme e i contenuti cioè, con pochissima innovazione. Ti cannabilizzeresti da solo? Finché la dura è così, poi e nel durante spero arriverà internet in sordina, lo aspettiamo tutti.

  • Da quello che scrivi mi viene il desiderio di incontrarti per migliorare la mia comprensione dell’assetto TV italiano. Magari Luca può metterci in contatto.
    Proviamo a quantificare l’obiettivo: in Italia ci sono 24 milioni di case, ognuna con uno o più TV.
    Secondo Auditel e apocrifi, TG1 e TG5, nell’edizione delle 20.00 mettono insieme dieci milioni di persone ogni sera.
    Quanti di questi dovremmo connettere a Internet affinché una informazione più sfaccettata abbia la possibilità di veicolarsi attraverso il medium TV? E perché sia lì nei momenti di chiamata democratica?
    Ovviamente saremmo sempre liberi di scegliere, come oggi; e sento già tanti che guardano SkyTG24, qualcuno guarda Euronews dove la centralità di certi “eventi casalinghi” svanisce, altri la CNN o BBC (ma quello che serve deve essere fruibile per tutti, come un TG…)
    Io sono interessato a mettere in circolazione qualche strumento in più che porti in questa direzione. Qualche semplice mattone, tecnologia abilitante condensata in veri prodotti disponibili e facilmente inseribili nel quotidiano di tutti noi.
    Sono convinto che uscendo dall’obbligo del PC ci sarebbe tanta inclusione.
    Siamo qui a Taiwan anche perché vogliamo che tutto questo costi il meno possibile, per renderlo accessibile a chi sente che può fare qualcosa per sottrarsi ai giochi di pochi.
    buona serata,
    pan

  • Per il tuo scopo, da quel poco che posso capire, sei nell’ambiente dei scatolotti e conoscerai bene con quali tipi di accordi di distrubuzione andrai a scontrarti. Indubbiamente con meno barriere all’ingresso comunque, lì conta anche la leva del prezzo. Saprai anche dei progetti per renderlo compatibile (aperto) per la ricezione DTT in banda larga wireline (finché non lo vedo non ci credo).
    Il se e il come dipenderà da come sarà indirizzato il piano industriale di Telecom Italia. Qualche indizio potrebbe far pensare di sì, proprio per ridurre i costi di copertura in broadcasting con gli obblighi esosi di servizio universale. Uscendo dalle congetture, ti potrebbe esser mille volte più utile Luca che io che iniziai il mio lavoro da qui http://blog.debiase.com/stories/2005/07/21/economiaCrescitaFelicitaEB.html
    Non so se eri a Siena due settimane fa, ogni anno si pontificano risultati strepitosi di avanzamento, all’incontro organizzato da Comunicazione Digitale. Avrò i paraocchi ma non vedo alternativa se non in accordi con enti locali e qualche forte Service provider con cui dovrai decidere tutte le specifiche di volta in volta. Considera queste macchie di leopardo d’avanziamente, credo che i giochi sono fatti ma non seguire i miei consigli, informati direttamente. Nella regione Marche non ci mettevano piede perché la giunta era piena di comunisti (li chiamano così), ora le pratiche seguiranno il must Brunetta, ti farò sapere in anticipo se posso.

  • Giusto per onorar la serata alle scorrettezze, era Comunicare Digitale l’associazione, la sede Lucca e l’incontro è domani.
    In pratica ho scritto un trittico di refusi.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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