Venice Sessions. Andy Lippman, MediaLab. Noi facciamo ricerca come se fosse arte. È guidata dalla passione e dalla visione che ci si aspetterebbe dagli artisti. E ora ci occupiamo di comunicazioni mobili come sistemi virali.
Le istituzioni che ci organizzano stanno andando a pezzi. È una pandemia. Tra l’altro hanno perso la loro missione sociale. È chiaro nell’educazione, nella sanità, in tutte le istituzione. È questo il contesto nel quale lavoriamo, sia come tecnologi che come artisti.
Bene. Non sono venuto qui per dirvi che cosa non funziona. Ma come elaboriamo su questo e come ne usciamo.
Bullet points:
Social networks are a resonant theme, mapping archetypical ideas to new technology.
We not me: socialization replaces personalization.
Media is back in the picture.
Le applicazioni non sono about me ma about we. Il telefonino non mi avvertirà passando accanto al lattaio che ho bisogno di latte, ma che la mia famiglia ha bisogno di una serie di cose e che, magari, oggi abbiamo ospiti a cena…
Tutta la nostra ricerca è condotta dalla stessa passione degli artisti. Rendere il mondo migliore.
C’è una metodologia per studiare le conseguenze delle visioni e delle realizzazioni tecnologiche? (o artistiche)? Un tempo le tecnologie avevano divorziato dagli utenti. Al MediaLab abbiamo pensato di cambiare questo. Abbiamo aperto il medium alla partecipazione degli utenti. Ora le tecnologie sono accessibili e modificabili dagli utenti.
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