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Dubbio suino

Finito un numero si comincia a pensare al prossimo. Ma dovunque si guardi si legge swine flu.

Un settimanale vive nel dubbio quando si tratta di un’emergenza di grande impatto mediatico come la febbre suina. E Nòva non è da meno. Si vorrebbero trovare le esperienze più istruttive in materia, senza inseguire l’allarme. E senza dimenticare che le massime sofferenze, in questi casi, sono nei paesi la cui povertà abbassa le difese immunitarie sociali.

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  • questa è la cosa più pertinente che abbia letto finora sull’argomento (sarebbe interessante andare a confrontare i numeri messicani con i morti di Aids in Africa, tanto per citare un’epidemia reale):
    A MEMBER of the World Health Organisation has dismissed claims that more than 150 people have died from swine flu, saying it has officially recorded only seven deaths around the world.
    Reports have put the likely death toll from the virus at 152, with Mexican officials confirming 20 deaths.
    The number of cases under observation in Mexico alone has reportedly reached 1614.
    But Vivienne Allan, from WHO’s patient safety program, said the body had confirmed that worldwide there had been just seven deaths – all in Mexico – and 79 confirmed cases of the disease.
    “Unfortunately that (150-plus deaths) is incorrect information and it does happen, but that’s not information that’s come from the World Health Organisation,” Ms Allan said.
    “That figure is not a figure that’s come from the World Health Organisation and, I repeat, the death toll is seven and they are all from Mexico.”

  • E allora perché non fare davvero un approfondimento sulle vere epidemie. Qualche cartina del mondo con indicata l’estensione e la gravità di un fenomeno qualunque (l’AIDS è un ottimo paragone, ma si potrebbe ripercorrere anche la mucca pazza nelle sue varie ondate, l’aviaria o eventi più lontani come la spagnola o addirittua qualche ondata di peste) così che i lettori si possano chiarire le idee che le ultime pandemie, o almeno quelle annunciate come tali, non solo non mai giunte in Europa se non in forma trascurabile. Io davvero sono diventato scettico (ed è un peccato che un ragazzo non si fidi più degli allarmi annunciati come globali e devastanti).
    Penso che la domanda che in tanti ora si pongono sia quali interessi possono essere dietro a questi falsi allarmi. Il Messico ci rimette la faccia e per il turismo non è un gran che. La fiducia e il consumo di carne crollano. Forse le agenzie che distribuiscono certificati? Forse le case farmaceutiche (che vendono tirate in ballo ogni volta che si parla del Male al giorno d’oggi)?

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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