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Donne di Farefuturo

Service unavailable. Ffwebmagazine, in questo momento (ore 12.25 di martedì 28 aprile) non è accessibile. Il periodico della Fondazione FareFuturo dal quale erano partite alcune critiche sul “velinismo” in politica (sulle quali il presidente Gianfranco Fini aveva detto “valutazioni comprensibili ma eccessive”) è forse inaspettatamente troppo richiesto dai navigatori e per questo non riesce a soddisfare tutti i browser che passano di lì.

La polemica sull’uso strumentale del corpo femminile per aumentare l’appeal di certe liste elettorali è nota. Ed è interessante che a lanciarla sia stata una donna di destra critica delle scelte della destra.

Viene da chiedersi in che cosa si differenzi la pratica attuale da quella tenuta in passato per esempio dal Partito Radicale che aveva candidato Ilona Staller, in arte Cicciolina.

E una considerazione viene in mente: Ilona era un gesto scandaloso di sfida alle consuetudini di un sistema fondamentalmente democristiano e comunista, ma in un contesto non irrispettoso del parlamento; le candidature attuali avvengono in un contesto meno attento alle prerogative dei parlamentari, se è vero che per esempio si discute dell’idea di far votare le proposte di legge soltanto ai capigruppo.

(Nel frattempo il sito di ff è ripartito. Questo è l’articolo di Sofia Ventura. E questa la risposta di Fini).

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  • Poiché questo tipo di riflessioni rimanda spesso al tema della donna strumentalizzata o che si lascia ben volentieri strumentalizzare, mi è venuta in mente un’esortazione di Alberoni “Dimenticati di te stesso, considerati solo un mezzo, non un fine; allora vincerai, perchè la gente capirà che ciò che fai non lo fai per te ma per loro; è incredibile la forza che nasce dal disinteresse”. Uno stile di vita che ho ritrovato in questi giorni nelle dichiarazioni di Rita Levi Montalcini, donna di scienza e di politica che si è fatta strumento (e quindi mezzo) per perseguire, riuscendoci piuttosto bene, fini alti e ambiziosi: mettere, più e meglio, la scienza al servizio dell’umanità e mettere, più e meglio, la politica al servizio della scienza. In sintesi, ammesso che ciascuno di noi si senta di vivere la propria vita come un mezzo e quindi come uno strumento, credo che ciò che conti sia il FINE: quello di Ilona Staller in Parlamento era di incarnare una sorta di satira che stimolasse una riflessione politica e sociale, mentre il fine delle “veline” della politica si riduce a un loro tornaconto personale che inquina la politica in generale e, in particolare, la politica delle donne che ci credono davvero: tutt’altro che un buon fine, semmai una brutta fine!

  • Alberoni vorrebbero le persone strumenti del fine divino e finché avranno seguito certe campane saremo sempre un passo indietro. Una cosa viene spontanea chiederi, se tale advocacy parte da una donna di destra e se la destra in Italia è quella biopolitica che altalena tra dogmatismi della sacralità della vita e vitalismo dell’effimero televisivo, non si capisce cosa si aspettava. Troppo facile salire sul carro dei vincitori e criticare.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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