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Cose che non servono all’umanità

Il famoso discorso di Davide Rossi, tra l’altro presidente di Univideo e consigliere dell’onorevole Carlucci. La frase di Rossi su internet che non serve all’umanità perché non ha risolto il problema della fame nel mondo. Alcune reazioni. Un intervento dell’onorevole Carlucci.

L’avvocato Rossi sa perfettamente di aver sostenuto una posizione paradossale. Ma lo ha fatto con una consapevolezza profonda del modo in cui funzionano i dibattiti nell’epoca della disattenzione. In quest’epoca in cui non si approfondisce ma si afferma, non importa la qualità di quello che si dice ma l’effetto che si vuole ottenere sulla struttura del dibattito.

Il perimetro di ogni dibattito è definito dalle convinzioni accettate da tutti i partecipanti. Se si sposta il perimetro del consenso si influsce sull’insieme del dibattito. Se si dice che la democrazia parlamentare non ha bisogno di parlamentari abilitati a votare in parlamento (perché fanno perdere tempo mentre basterebbero i voti dei capigruppo) si sposta il perimetro della discussione sulla democrazia. Se si afferma che internet non serve a niente (e anzi è pericolosa per le vendite di dvd) si sposta il perimetro della discussione costruttiva sulla libertà di espressione e internet.

Bisogna ammettere però che la scelta delle parole di Davide Rossi è simile a un boomerang. I dvd non hanno risolto il problema della fame nel mondo. La tv non ha risolto il problema della fame nel mondo. Dunque non serve all’umanità. E se si ragionasse come Rossi si arriverebbe a sostenere che la tv andrebbe messa sotto controllo. O meglio che i controlli andrebbero accentuati. Non solo perché i bambini la possono guardare quando mostra scene di violenza inaudita o discussioni a talk show di assurdità inaudita. Ma anche perché la si può accusare di copiare i saperi che appartengono al pubblico dominio, trasformandoli in luoghi comuni per costruirci sopra un gigantesco business pubblicitario e una sistematica disinformazione. Ma nessuno sostiene questo. E analogamente Rossi non dovrebbe sostenere quello che sostiene su internet: a meno che appunto non voglia semplicemente creare un nuovo perimetro di dibattito, non costruttivo per la libertà di espressione ma soltanto per la conservazione del sistema dei media tradizionale.

Nicola, Mante, Scacciamennule.

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  • Penso che per quanto provocatorio sia stato l’intervento di Rossi, sia un bene che la classe politica italiana dimostri tanta resistenza a evolversi con i nuovi mezzi di comunicazione. Rimangano dentro la Tv con i loro talkshow e diano la possibilità ai giovani di buttare le basi per qualcosa di nuovo.

  • Luca De Biase: Cose che non servono all’umanità

    Segnaliamo un interessante post sul blog di Luca De Biase a proposito di un interevento di Davide Rossi (consigliere dell’on.Carlucci)
    Il famoso discorso di Davide Rossi, tra l’altro presidente di Univideo e consigliere dell’onorevole…

  • E non ve ne uscite con Voltaire (o chi per lui)…

    Ve la ricordate la proposta di legge della Carlucci? Quella scritta “aumma aumma”  da tal Davide Rossi,  presidente di Univideo? Ecco la nostra eminenza grigia! In tutta la sua magnifica erudizione (attenzione! E’ un grecista lui …

  • Questo spostamento del perimetro del dibattito ritengo sia una trasposizione e un ri-adattamento al campo mediatico e del pubblico dibattito di “Shock and Awe” http://en.wikipedia.org/wiki/Shock_and_awe. Cosa ne pensate?
    Su spinoza.it questa scena, a cui mi sembra di assistere semre piu’ spesso e’ stata ritratta con efficacia e arguzia http://www.spinoza.it/2008/grazie :
    “Per intenderci: è come se uno ti caga in salotto, poi infila nella merda un petardo acceso, poi spegne il petardo e tu gli dici grazie.”
    Portando poi all’estremo parossistico il ragionamento su “X non ha risolto la fame nel mondo” si potrebbe arrivare a “l’umanità non ha risolto la fame nel mondo” (anzi a dire il vero ne è la “causa”), la soluzione (come si dice solitamente) viene lasciata come esercizio per il lettore.

  • Letture interessanti. (a) politici affetti da ordinario narcisismo per guardare oltre il loro naso; oppure (b) consapevole strategia della negazione che rimanda a un’ignoranza ‘secondaria’ non meno potente nel perpetuare la fissità.
    Però servono punti di snodo e raccordo fra terra e rete, sempre più consapevoli dei limiti, delle esternalità e degli interessi in gioco, non solo carichi di ideali. Raccordi, snodi e centri di sintesi fra ‘terra’ e rete che ancora non sono operativi.
    E se qualcuno si sveglia dal sonno e cristallizza l’ignoranza in arroganza rovinando la festa a tutti? (rimando al post sul coraggio degli editori).

  • Dubito di ogni forma di paventata censura in occidente per mezzo delle tecnologie. Sarebbero tutti boomerang e oltretutto impraticabili. L’unica modo per controllare l’informazione non è attraverso i filtri ma facendo proliferare visioni contrastanti fino all’insensatezza. Il controllo dei dati nudi e crudi come informazioni riservate sì, ma una volta che raggiunge lo spazio pubblico chiudere i rubinetti è come ammettere l’errore.
    La strategia è quella dello splendore della menzogna, la si fa brillare di trasparenza finché non si vede più niente.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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